Caso Abedini-Sala

“Se ha usato le nostre competenze a scopi militari, lo ha fatto a nostra insaputa”

Parla per la prima volta il direttore dell’istituto dell’EPFL dove ha lavorato l’iraniano accusato dagli USA di aver esportato tecnologia sensibile verso la Repubblica islamica

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RG 12.30 del 09.01.2025: Il servizio di Monica Fornasier sul caso Abedini

RSI Info 09.01.2025, 12:30

Di: Ludovico Camposampiero 

“Se Abedini ha utilizzato le competenze sviluppate nel nostro istituto a scopi militari, lo ha fatto totalmente a nostra insaputa”. Si esprime per la prima volta, in un articolo apparso su 24heures e La Tribune di Génève, il direttore dell’istituto al Politecnico di Losanna dove ha lavorato pochi anni fa Mohammed Abedini, l’iraniano finito in manette prima di Natale a Malpensa su mandato di cattura statunitense e il cui fermo è con ogni probabilità legato all’arresto, a Teheran, della giornalista italiana Cecilia Sala, nel frattempo rilasciata.

Mohammed Abedini, lo ricordiamo, è un ingegnere iraniano che la giustizia statunitense ritiene abbia fornito ai pasdaran componenti elettroniche americane – si parla di dispositivi di tracciamento – che poi sono state ritrovate in un drone usato da milizie per compiere un attacco in Giordania costato la vita a tre militari americani. Per bypassare i divieti di esportazione dagli USA verso la Repubblica islamica, i giudici federali americani ritengono che Abedini abbia usato una società svizzera, fondata pochi anni fa e che ha sede all’Innovation Park dell’EPFL, dove lui stesso ha lavorato per qualche anno, come già anticipato da RSI negli scorsi giorni.

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Speculazioni sul caso Abedini

Telegiornale 09.01.2025, 12:30

Ora sulla stampa romanda appaiono per la prima volta le dichiarazioni di chi ha lavorato a stretto contatto con Abedini. “Se ha utilizzato le competenze sviluppate nel quadro del nostro lavoro a fini militari, lo ha fatto chiaramente a nostra insaputa, senza il nostro sostegno – ha dichiarato, coperto da anonimato, il direttore del laboratorio presso il quale l’iraniano finito in manette ha lavorato tra il 2019 e il 2022, in qualità di collaboratore scientifico. Abedini, laureato in ingegneria meccanica alla Sharif University of Technology di Teheran, la più prestigiosa per studi scientifici e tecnologici in Iran, era molto apprezzato a Losanna ed era stato assunto per le sue competenze tecniche, scrivono le testate romande. Il suo ex responsabile ha inoltre spiegato che era a conoscenza della società svizzera da lui creata ma che la ditta era stata presentata come operante solo in ambito civile, per sviluppare dispositivi per tracciare i movimenti in ambito sportivo. Le stesse informazioni presenti anche sul sito della ditta tuttora online.

Gli USA, tuttavia, ritengono che componenti tecnologiche come quelle sviluppate da Illumove siano state trovate sui droni che hanno provocato la morte di alcuni militari in Giordania e per questo accusano l’ingegnere iraniano di aver attivamente sostenuto i pasdaran, i guardiani della rivoluzione che Washington ritiene siano un’organizzazione terroristica. Abedini, per parte sua, nega ma gli USA sono irremovibili e per questo hanno spiccato un mandato d’arresto nei suoi confronti.

Un altro nuovo elemento portato a galla dai giornali romandi è il coinvolgimento di InnoVaud, l’ufficio cantonale per l’innovazione. Sul sito di Illumove SA è presente il logo di questa istituzione – così come quello dell’EPFL – spacciata come partner. Il dubbio era che il cantone avesse sostenuto finanziariamente la società ma, interpellato da 24heures e La Tribune de Génève, un portavoce ha confermato che il sostegno c’è stato ma solo “in maniera limitata, sottoforma di consulenza e senza nessuno scambio monetario”.

La società svizzera di Abedini, che gli USA ritengono essere solo una società di comodo, un paravento atto a fare da ponte tra USA e Iran, è tuttora presente nel registro di commercio vodese e ha sede all’Innovation Park dell’EPFL, un luogo dove sono collocate varie start-up e che vuole fungere da acceleratore di crescita. Interpellato negli scorsi giorni dal nostro Radiogiornale, un portavoce dell’EPFL aveva però dichiarato che la ditta in loco ha solo “una buca delle lettere” e che non svolge nessuna attività sul posto. Informazioni che alimentano il dubbio che Illumove servisse solo ad aggirare le sanzioni.

Il tema di studenti e ricercatori stranieri provenienti da Stati autoritari e più o meno collusi con i rispettivi governi non è nuovo in Svizzera, tanto che, per esempio, il Politecnico di Zurigo ha introdotto controlli più severi sulle candidature di studenti provenienti da Paesi considerati a rischio. Tra questi, anche Cina, Russia e, appunto, Iran.

Nel frattempo, Abedini resta in carcere e fra pochi giorni si deciderà se concedergli gli arresti domiciliari. Roma e Teheran continuano a negare l’intreccio fra la sua vicenda e quella di Cecilia Sala, ma la stampa italiana ha continuato a riferire con insistenza del legame fra i due casi: la giovane reporter, stando ai media che hanno più volte citato fonti qualificate, è stata arrestata come ritorsione per il fermo dell’ingegnere iraniano, forse per far pressione affinché Roma non lo consegni agli americani.

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Le tracce di Mohammad Abedini in Svizzera

Telegiornale 28.12.2024, 20:00

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