Al largo della Grecia, nelle acque territoriali italiane o in quelle internazionali, Frontex fa "tutto quel che può". Ma a dover attivare le operazioni di ricerca e salvataggio dei migranti sono i Paesi membri. All'indomani della nuova tragedia del mare a Pylos, il copione sulla responsabilità dei soccorsi, che si ripete di naufragio in naufragio, torna a far discutere l'Europa.
Dove questa volta è Atene a scaricare la responsabilità dell'intervento su Bruxelles che, in tutta risposta, va alla ricerca di un complicato assetto comune con le autorità competenti dei Ventisette in un faccia a faccia convocato - già da tempo - per venerdì.
La sola linea UE per "scongiurare la perdita di altre vite" condivisa anche da Roma e gli altri Paesi del Mediterraneo è fin qui però tutta rivolta ai Paesi terzi come la Tunisia, la Libia e il Marocco: l'appello è a "fare di più insieme" a loro per combattere i trafficanti, contrastare le partenze irregolari e rafforzare i rimpatri.
Davanti alle drammatiche immagini del naufragio nell'Egeo che in una notte hanno fatto il giro del mondo, Palazzo Berlyamont è tornato a ribadire che la responsabilità dei soccorsi è nelle mani dei singoli Governi. L'agenzia della guardia di frontiera e costiera UE può solamente rilevare le imbarcazioni che si trovano in difficoltà e informare le autorità competenti.
Circostanza che, ha assicurato il portavoce della presidente Ursula von der Leyen, Eric Mamer, si è verificata anche al largo di Pylos, quando la presenza del peschereccio salpato da Tobruk, in Libia, è stata acquisita da Frontex e trasmessa alle autorità greche. Così com'era avvenuto a febbraio a Cutro con la guardia costiera italiana.
E, con le operazioni Sar ancora in corso, nella visione di Bruxelles "la priorità di tutti è fare il possibile vista la situazione". Per le "eventuali indagini" sulle falle nell'offrire aiuto ai migranti ci sarà tempo, una volta che anche la drammatica stima delle vittime - si teme che siano fino a 600 - sarà completata.
Il nodo delle responsabilità nei soccorsi in mare tuttavia non è mai stato risolto, fin dal naufragio di Lampedusa dell'ottobre 2013, dove a perdere la vita furono 368 persone. Negli anni, i tentativi messi in campo anche con le operazioni Sophia e Triton, diventata poi Themis, non hanno portato a soluzioni.
E anche oggi, ha rimarcato Bruxelles, la sfida politica è "agire all'origine" delle partenze. Una linea condivisa anche dalla presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni, che incontrando a Roma il premier maltese Robert Abela è tornata a mettere in chiaro come "senza un'adeguata difesa dei contini esterni dell'UE" diventi "molto più difficile parlare di movimenti secondari".
Il paradigma europeo, è il ragionamento comune di Roma e La Valletta, deve "cambiare" rivolgendosi alla "cooperazione con i Paesi africani per offrire alternative alle migrazioni illegali". E non è un caso che, dopo la dichiarazione congiunta di Cartagine tra l'Ue e la Tunisia siglata con il presidente Kais Saied alla presenza di von der Leyen, Meloni e Mark Rutte lo scorso fine settimana, il commissario UE per l'Allargamento, Oliver Varhyely, sia atteso nella capitale del Paese nordafricano già venerdì.
Una visita non ancora confermata e sulla quale nelle ultime ore sono iniziate a circolare voci di rinvio. L'auspicio di Roma è che si riesca ad ottenere un memorandum d'intesa tra le due parti "rapidamente", in tempo per il vertice Ue del 29 e 30 giugno. Nel frattempo, il gruppo di contatto per le operazioni Sar è pronto al nuovo scambio sui salvataggi. Il focus, però, è solo su un assetto comune per i soccorsi operati dalle ONG.
Grecia, nuova strage di migranti
Telegiornale 15.06.2023, 20:00