Nonostante il dilagare degli estremismi islamici di matrice jihadista nell’area saheliana, il Senegal appare oggi come uno dei pochi paesi stabili dell’Africa subsahariana, nonché un importante partner economico e commerciale per molti paesi occidentali. Da tempo si ritiene che a tenerlo al riparo dalle infiltrazioni jihadiste, provenienti dal vicino Mali, sia la sua particolare interpretazione dell’Islam, che si fonda su quattro principali confraternite sufi.
Kidira è una piccola cittadina del Senegal orientale, nella regione di Tambacounda. Per arrivarci, dalla capitale Dakar, si percorrono interminabili chilometri di asfalto sotto un sole inesorabile. I binari della vecchia linea ferroviaria corrono paralleli alla strada, qua e là nascosti da macchie di vegetazione o dalla sabbia. Prima di cadere in disuso nei primi anni 2000, collegavano il Senegal al Niger, passando per il Mali. Nonostante le sue ridotte dimensioni, la sua posizione sul confine con il Mali la pone in prima linea nel rischio di infiltrazioni jihadiste provenienti da oltre confine.
Il ponte della vecchia linea ferroviaria, ora in abbandono, che collegava la capitale del Senegal Dakar con il Niger, passando per il Mali. Il fiume che attraversa è anche il confine che divide in questo punto il Senegal dal Mali. Kidira, Senegal.
Per natura moderate, le confraternite del Senegal sono sicuramente un importante interlocutore attraverso il quale il governo centrale è in grado di mantenere il contatto anche con le comunità più distanti. Ma la realtà ci racconta che i senegalesi sono vulnerabili all’estremismo quanto qualsiasi altra popolazione. Emarginazione sociale, difficoltà economiche, o il crescente sentimento anti francese nelle ex colonie della regione, sono caratteristiche condivise da parti della popolazione di Mali e Senegal. Terreno ideale per l’infiltrazione di gruppi armati estremisti. La miglior protezione di cui ha finora goduto il Senegal è più probabilmente la distanza geografica dai gruppi armati. Non è più così. Le attività jihadiste ora si estendono fino a tutta la regione più occidentale del Mali, giusto oltre confine rispetto a Kidira.
Fedeli della comunità muride di Kidira riuniti per provare i canti tipici della tradizione khassida. Kidira, Senegal.
Uno dei rischi principali per il Senegal non è però semplicemente di natura geografica. Sebbene il radicalismo religioso sia in espansione, i senegalesi sembrano ancora percepirlo come qualcosa di distante, convinti che il Senegal non abbia le stesse caratteristiche del Mali. Ciò è esattamente quel che si pensava in Mali prima della crisi jihadista. Contemporaneamente, le confraternite sono ancora largamente viste come uno scudo contro ogni influenza estremista. Ma se al momento le attività dei gruppi jihadisti si fermano al Mali occidentale, non è un azzardo ragionare in funzione di futuri progetti di espansione che coinvolgano anche le zone di confine più emarginate del Senegal. La sicurezza dei confini e il rischio infiltrazioni jihadiste saranno quindi temi di cruciale importanza per il neo eletto presidente del Senegal, Bassirou Diomaye Faye, se si vorrà evitare un ulteriore diffondersi dell’estremismo islamico nella regione.