Alla scadenza, alla una di notte in Svizzera, dell'ultimatum lanciato dall'ECOWAS contro i golpisti, i nuovi padroni del Niger hanno annunciato la chiusura dello spazio aereo. Un decisione presa "di fronte alla minaccia di un intervento che si fa concreto", hanno precisato i militari che hanno deposto il filo-occidentale presidente Mohamed Bazoum.
Nelle stesse ore la Francia ha dichiarato di aver sospeso, fino a nuovo avviso, tutti gli aiuti allo sviluppo e il sostegno al bilancio del Burkina Faso. La comunicazione del Ministero degli Esteri francese arriva dopo che il Burkina Faso, che è gestito da un'amministrazione militare, ha affermato di sostenere il Niger e ha avvertito, insieme al Mali, che qualsiasi interferenza straniera per riportare al potere il presidente Bazoum a Niamey sarebbe considerata una dichiarazione di guerra.
Nonostante le tensioni in atto, dietro le quinte, si continua a lavorare per scongiurare una guerra che sarebbe fratricida, soprattutto con la Nigeria, e infiammerebbe il già disastrato Sahel, coinvolgendo addirittura il Maghreb: scenario tanto temibile da risultare improbabile, almeno a breve.
Alla ribalta domenica pomeriggio sono tornate le bandiere russe che hanno sventolato in uno stadio festante di Niamey gremito di quasi 30'000 filo-golpisti, arringati da uno dei leader della giunta che li ha messi in guardia, non da eventuali raid dell'aviazione nigeriana, ma da fantomatici infiltrati sovversivi.
In un clima sospeso si attendeva una dichiarazione della Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale (ECOWAS) alla scadenza dell'ultimatum lanciato ai golpisti domenica 30 luglio, quattro giorni dopo il golpe: ripristinate la democrazia o non si esclude un "atto di forza", era stato il messaggio del blocco.
"Secondo la maggior parte degli analisti, un conflitto appare improbabile, almeno nel breve periodo", sostiene però il New York Times dando concretezza a quello che sembra solo un auspicio del primo ministro nigerino Ouhoumoudou Mahamadou: "Una soluzione positiva è ancora possibile - ha detto da Parigi -, in ogni negoziato può succedere di tutto finché non si arriva alla scadenza. Gli ultimi minuti sono cruciali".
Contro un intervento armato dall'esterno si è pronunciato del resto il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune: "Rifiutiamo categoricamente qualsiasi intervento militare in Niger", che costituirebbe "una minaccia diretta per l'Algeria". Mali e Burkina Faso "sono pronti a entrare in battaglia" accanto al Niger, ha ricordato il presidente avvertendo che in caso di intervento militare "l'intero Sahel sarà incendiato".
Tredici svizzeri hanno lasciato il Niger
Soono in totale 13 i cittadini svizzeri che hanno lasciato ad oggi, domenica, il Niger. Una ventina di connazionali rimangono tuttavia ancora sul posto. Viaggi di espatrio organizzati non sono previsti, ha spiegato il Dipartimento federale degli affari esteri a Keystone-ATS.
Il DFEA ha aggiunto di essere in costante contatto con gli svizzeri ancora nel paese africano. Le persone sono libere di decidere se lasciare il Paese o no, ha sottolineato un portavoce. Non essendoci rimpatri ufficiali organizzati, un viaggio di ritorno va organizzato a proprie spese, anche se le autorità rimangono a disposizione per sostegno in caso di bisogno. L'aeroporto di Niamey è in funzione e offre regolarmente voli. Un'affermazione, quella del DFAE, che dopo la chiusura dello spazio aereo viene a cadere.
La maggioranza degli svizzeri - dieci persone - aveva lasciato il Niger mercoledì sera con un volo speciale organizzato dalla Francia.
Il colpo di stato in Niger
Telegiornale 02.08.2023, 12:30
Niger, ultimatum scaduto
Telegiornale 07.08.2023, 12:30