Un presidente deposto che si trincera nella sua residenza e resiste all’arresto, centinaia di suoi sostenitori radunati all’esterno, tensione tra i servizi di sicurezza: venerdì la Corea del Sud ha vissuto un nuovo episodio di incredibile caos e alla fine gli inquirenti hanno annunciato di aver sospeso il tentativo di arrestare il presidente deposto Yoon Suk Yeol.
“Per quanto riguarda l’esecuzione del mandato di arresto oggi, è stato determinato che è materialmente impossibile a causa della continua impasse. Le preoccupazioni per la sicurezza del personale sul posto hanno portato alla decisione di fermare l’esecuzione”, ha dichiarato l’Ufficio investigativo sulla corruzione (CIO) in un comunicato.
“Pronti a combattere per difenderlo”
Da quando il 31 dicembre è stato emesso un mandato di arresto nei suoi confronti per il tentativo di dichiarare la legge marziale, centinaia di suoi sostenitori si sono radunati nelle vicinanze, dicendosi pronti a combattere per difenderlo.
Tra loro c’erano noti youtuber di estrema destra e predicatori cristiani evangelici, che sono tra gli ultimi sostenitori incondizionati di Yoon, da cui la maggior parte della destra tradizionale ha preso le distanze.
“Yoon Suk Yeol! Yoon Suk Yeol!”, hanno scandito in coro, agitando bastoni luminosi rossi e bandiere sudcoreane e americane. “Siamo qui riuniti oggi, pronti a rischiare la vita”, ha dichiarato Lee Hye-sook, 57 anni, all’AFP, accusando l’opposizione di “cercare di trasformare il nostro Paese in uno Stato socialista simile alla Corea del Nord”. Alcune persone sono rimaste per la notte, a volte organizzando preghiere per il signor Yoon.
Tafferugli e un lungo braccio di ferro
Un’ampia forza di polizia ha circondato i manifestanti, dopo i tafferugli della sera precedente tra sostenitori e critici di Yoon.
Intorno alle 08.00 di venerdì (ora locale), una squadra del dipartimento anticorruzione, che sta coordinando l’indagine sulla “ribellione” contro Yoon, è entrata nella residenza presidenziale nel tentativo di arrestare il presidente deposto, che in precedenza aveva ignorato tre convocazioni per un interrogatorio.
Arrivata in cinque auto, il cui viaggio è stato seguito in diretta dall’alba dalla televisione sudcoreana, la squadra è stata apparentemente bloccata a lungo da un minibus parcheggiato di fronte all’ingresso della casa di Yoon. Alla fine è riuscita a entrare nell’abitazione, rimanendovi però per ore senza uscirne.
I giornalisti ammassati all’esterno non hanno potuto vedere nulla, ma secondo quanto riportato dai media sudcoreani, c’è stato un teso braccio di ferro tra gli agenti di polizia andati ad arrestare Yoon e le guardie del corpo del presidente.
C’è tempo ancora solo fino a lunedì
In una lettera inviata mercoledì ai suoi sostenitori, Yoon Suk Yeol ha promesso di “combattere fino alla fine”. Gli investigatori hanno ancora tempo fino a lunedì per eseguire il mandato d’arresto, emesso da un tribunale di Seul, che scade dopo sette giorni.
Mandato d'arresto per l'ex presidente della Corea del Sud
Telegiornale 31.12.2024, 12:30