Decine di migliaia di persone - centomila, secondo gli organizzatori - sono scese in piazza oggi (29 ottobre) a Madrid, su iniziativa del partito VOX, contro ogni ipotesi di amnistia per i separatisti catalani. I manifestanti brandivano cartelli con slogan come “La Spagna non è in vendita” o “Mandate Puigdemont in prigione!”. Santiago Ascabal, il leader della formazione di estrema destra, ha arringato la folla accusando il premier uscente, il socialista Pedro Sanchez, di minacciare l’unità spagnola e di cercare solo un’amnistia “per restare al potere”.
Si tratta della manifestazione più imponente, ma non l’unica in queste settimane contro un progetto di amnistia del quale potrebbero beneficiare fino a quattromila persone coinvolte a vario titolo nel tentativo di secessione della Catalogna organizzato nel 2017 da “Junts per Catalunya”, il partito dell’ex presidente catalano Carles Puigdemont, con il sostegno di altre formazioni, tra cui la Sinistra repubblicana della Catalogna. Puigdemont si è rifugiato in Belgio per evitare l’arresto da parte delle autorità spagnole.
Anche Il Partido Popular (PP, conservatore) ha organizzato una manifestazione, ma a Malaga, alla quale hanno preso parte oltre 20’000 persone. Si tratta della quarta protesta indetta del PP dopo quelle di Madrid, Toledo e Santiago de Compostela. “Questa amnistia non è negoziata in nome della Spagna, è negoziata in nome di Sanchez”, ha detto agli astanti il capo del PP Alberto Nunez Feijoo, aggiungendo che tutti gli spagnoli dovrebbero poter votare sulla materia.
Situazione politica molto delicata
Alle elezioni del 23 luglio i socialisti (PSOE) sono arrivati secondi, tallonando da molto vicino il PP. Nessuno ha ottenuto la maggioranza assoluta di 176 deputati. Il magro risultato di VOX, in particolare, ha impedito la formazione di un governo di destra, ma ora è la sinistra (PSOE e la formazione “Sumar”, erede di “Podemos”) ad avere bisogno perlomeno dell’appoggio esterno degli indipendentisti catalani, se vuole restare al potere.
Sanchez, che ha cercato di calmare le tensioni legate al separatismo catalano da quando è salito al potere cinque anni fa, in passato si è espresso contro un’amnistia. Due anni fa si era limitato a graziare alcuni separatisti, già condannati al carcere per il loro ruolo nei fatti del 2017. Un provvedimento di grazia - a differenza dell’amnistia – è un provvedimento individuale e non estingue un reato, ma solo la pena. Già questo gli però era costato a Sanchez un forte calo di popolarità.
Parlando ieri (28 ottobre) ad un congresso socialista, il premier ha difeso la necessità di un’amnistia, affermando che la grazia del 2021 ha “innegabilmente” allentato le tensioni in Catalogna. “La risoluzione definitiva del conflitto richiederà altre misure, perché non possiamo lasciare questa ferita aperta per sempre”.
Il voto al Parlamento spagnolo sulla formazione del governo è previsto per il 27 novembre. In caso di fallimento, gli spagnoli dovranno tornare al voto, probabilmente già a metà gennaio.
Notiziario delle 16:00 del 29.10.2023
Notiziario 29.10.2023, 16:30