Quanto tempo occorrerà aspettare per riaprire i porti e permettere l’esportazione del grano ucraino rimasto bloccato nei depositi? La RSI ne ha parlato con il ministro delle infrastrutture ucraino, Oleksandr Kubrakov che spiega: "Stiamo lavorando innanzitutto con la squadra delle Nazioni Unite, per aprire dei corridoi sul Mar Nero, per aprire i nostri porti a Odessa. Non posso anticiparvi se ci riusciremo. Abbiamo già avuto molti incontri e discussioni. Questa sarebbe la soluzione più rapida. Parallelamente stiamo lavorando con i nostri vicini per migliorare le vie già esistenti: stiamo migliorando le capacità delle dogane al confine con Polonia, Romania e Moldavia. Recentemente abbiamo ottenuto la liberalizzazione dei trasporti via camion con l’UE. Prima della guerra c’erano delle quote massime ed era complicato. Il volume di prodotti agricoli che stiamo fornendo via camion all’UE è aumentato probabilmente di otto volte".
Simonetta Sommaruga e Oleksandr Kubrakov a Lugano
La ferrovia ucraina, ormai lo sappiamo, dispone di una rete molto sviluppata. Riesce a trasportare milioni di persone in fuga dalla guerra. Ma contribuisce anche nel settore delle merci.
"Le ferrovie ucraine stanno facendo un grande lavoro. Stanno lavorando con i nostri colleghi polacchi per aumentare l’esportazione attraverso le tratte già esistenti. Il terzo vettore sul quale stiamo lavorando è il Danubio. Lì abbiamo tre porti; stiamo ottenendo dei buoni risultati. Se sommiamo tutte queste possibilità raggiungiamo il 30-40 percento delle nostre capacità di esportazione rispetto al periodo prima della guerra, quando i porti sul mare erano aperti. Abbiamo fatto quasi tutto il possibile. Ci sono alcuni altri progetti portati avanti da dei privati, saranno d’aiuto, ma ci vorranno ancora 2 o 3 mesi in più. Sarà per l’autunno, per il prossimo raccolto".
La ferrovia ucraina è stata bombardata molte volte dall’esercito russo. In che condizioni si trova attualmente?
"Se facciamo un paragone con le strade il livello dei danni è simile. Ma è più importante, per i trasporti: per le strade è facile trovare dei percorsi alternativi. La ferrovia è importante per il rifornimento di armi e di aiuti umanitari, per il riavvio dell’economia. Per noi è la priorità numero uno. Facciamo del nostro meglio per ricostruire i ponti distrutti".
Le infrastrutture continuano a venir distrutte. I bombardamenti non si fermano. È troppo presto per pensare ad una ricostruzione definitiva, anche per la ferrovia?
"Attualmente è importante per il nostro esercito, per la nostra gente. Lo faremo comunque, nonostante tutti i rischi. Non utilizziamo delle tecnologie costose, costruiamo dei ponti provvisori, che costano molto poco, tipo mezzo milione o un milione di Euro. Non li costruiamo per 5 anni, ma per qualche mese, affinché possano essere utilizzati dai nostri soldati".
L’Ucraina insomma deve pensare alla propria ricostruzione, ma deve soprattutto garantire il funzionamento delle proprie vie di comunicazione, delle proprie istituzioni.
"Quando discutiamo con i nostri alleati i piani di ricostruzione per l’Ucraina del futuro e loro parlano di centinaia di miliardi di Euro… per essere onesto penso che adesso come adesso centinaia di milioni possono già fare la differenza. Per migliorare la nostra capacità di esportazione di beni agricoli non sono necessari miliardi di Euro: potremmo raddoppiare questa capacità grazie a centinaia di milioni. Non stiamo parlando di centinaia di miliardi, ma di centinaia di milioni. Prima della guerra, negli ultimi due anni abbiamo costruito migliaia di chilometri di strade, centinaia di ponti nuovi. Facilmente, da soli".
La questione dei trasporti, le vie di comunicazione, sono determinanti in un paese così grande, dove non si può più volare, a causa della guerra. Ci sono però altri interventi che si stanno imponendo...
"Un altro passo, sicuramente, riguarda ospedali e scuole che sono stati solo parzialmente distrutti e possono essere facilmente riparati (cambiare le finestre o il tetto rotto…). Questo non costa molto. Le nostre spese attualmente sono tutte focalizzate sulla guerra. È molto costosa. Il ministero delle finanze sta cercando di coprire i costi di due soli settori chiave: tutto quanto è legato alla guerra, e i costi della socialità. Siamo molto limitati con le risorse e stiamo cercando soluzioni economiche e rapide".
Gli investimenti stranieri saranno determinanti, nei prossimi mesi, nei prossimi anni. Ma che garanzie possono ricevere gli investitori, in un paese dove le bombe continuano ancora a cadere un po’ ovunque?
"Stiamo discutendo con la Banca mondiale, con i nostri partner, per dei meccanismi di assicurazione. Capiamo che senza questi diventa scomodo per gli investitori venire ora in Ucraina. Prima della guerra abbiamo avuto problemi con le società di assicurazione delle compagnie aeree. Il Governo aveva deciso di offrire delle ulteriori coperture assicurative per quelle che volavano verso l’Ucraina. L’abbiamo già fatto prima della guerra, ora offriremo garanzie supplementari per le società straniere che utilizzano i loro vagoni e le loro navi in Ucraina. Se no non esporranno a rischi la loro flotta. Possiamo farlo. Che poi abbiano fiducia in queste garanzie oppure no… è da discutere".