Diverse città in Ucraina sono finite lunedì nel mirino di Mosca che, di fatto, ha sferrato una rappresaglia, dopo l'attacco al ponte tra Crimea e Russia e l'offensiva ucraina delle ultime settimane. Leopoli, Kharkiv, Dnipro, Zaporizhia ... sono numerose le città colpite. Nel mirino anche la capitale Kiev che, da giugno, era stata risparmiata dai bombardamenti. La RSI ha raccolto, proprio nella capitale ucraina, la testimonianza di Oleg, di professione traduttore.
"Per le strade c'è poca gente, le macchine non camminano. Però non vedo panico. La gente che vuole stare al sicuro si è recata nei rifugi... Ricordo i primi giorni della guerra, quando migliaia di macchine cercavano di uscire dalla città..."
La metropolitana è tornata ad affollarsi per motivi di sicurezza.
"Vero, perché anche io sono sono sceso sottoterra, in una stazione della metropolitana affollata e piena di gente, come nei primi giorni di guerra. Ma questo è positivo, perché la gente capisce che è una situazione terribile. È meglio stare in un rifugio".
Si può forse dire che Kiev stia vivendo una forma di tensione continua, seppur invisibile, perché è vero che la capitale non veniva bombardata da mesi. Però il Paese è in guerra da mesi.
"Certo, è così... forse è brutto da dire, ma ci siamo abituati a questa situazione, bene o male, dipende".
L'attacco russo ha preso di mira un quartiere del centro, vicino all'università, un parco molto conosciuto e meta turistica, un ponte e una centrale termica. Ci sono quartieri che non hanno acqua calda, elettricità. Oleg lei da questo punto di vista cosa può dirci?
"Ho sentito dalla tv. Io non lo so. Io abito in centro: a casa mia, c'è elettricità, c'è internet, perciò devo dire che in centro c'è. In altri quartieri ho sentito che manca".
La controffensiva ucraina nelle ultime settimane ha messo in chiara difficoltà l'esercito russo. Poi c'è stato l'attacco al ponte che unisce la Crimea al territorio russo. Vi aspettavate la risposta militare del Cremlino?
Io, i miei amici e conoscenti, ce lo aspettavamo, perché i nostri successi sul fronte fanno fare brutta figura a Putin. E lui doveva rispondere, in qualche maniera, innanzitutto per far vedere al suo popolo che è ancora forte, che ancora decide lui".