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Titan, emergono negligenze ed errori

La Guardia costiera espone al pubblico i risultati di un anno d’indagini - Gli ex dipendenti riferiscono di numerosi problemi

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Il Titan, il sommergibile imploso tragicamente il 18 giugno dello scorso anno

Il Titan, il sommergibile imploso tragicamente il 18 giugno dello scorso anno

  • Keystone
Di: Agenzie/RSI Info

Era il 18 giugno 2023 quando il Titan s’inabissava per l’ultima e fatale volta nelle acque dell’Atlantico, diretto per una visita turistica verso il relitto del Titanic. A bordo c’erano cinque persone. Durante l’immersione qualcosa va storto e il sottomarino implode, uccidendo all’istante tutti gli occupanti.

Per fare luce sull’accaduto, un anno fa la Guardia costiera statunitense ha aperto un’inchiesta per stabilire la dinamiche e le cause dell’incidente. Lunedì, in Carolina del Sud, ha esposto i principali risultati della propria indagine durante una prima udienza pubblica.

Il New York Times, che ha partecipato all’evento, riferisce di “una storia travagliata”, costellata di problemi e negligenze. Stando al quotidiano statunitense, prima del tragico incidente le apparecchiature del sottomarino avevano registrato più di 100 problemi tra il 2021 e il 2022.

Non solo, un mese prima dell’immersione letale, il sommergibile era stato sottoposto a un test di un paio di giorni. Il risultato? È stato ritrovato “parzialmente affondato” dopo una notte di mare mosso, riferisce sempre il NYT.

E appena cinque giorni prima del disastro, il Titan conclude violentemente una missione, scaraventando gli occupanti contro le pareti durante l’emersione. Questi e altri dettagli sono stati enunciati lunedì dal Board investigativo della guardia costiera statunitense prima di dare il via alle sedute dedicate alle testimonianze.

Ad aprire la sessione è stato un ex direttore tecnico di OceanGate, Tony Nissen, che ha rivestito quel ruolo fino al suo licenziamento, nel 2019. Era stato allontanato perché si era rifiutato di approvare una spedizione verso il Titanic. Il sommergibile, ha dichiarato Nissen durante l’udienza, non era sicuro: “non avevamo uno scafo”. Ha raccontato poi agli inquirenti di essersi sentito sotto pressione per preparare la nave all’immersione. Alla domanda se ci fossero state pressioni per portare il Titan in acqua, Nissen ha risposto: “Al 100%”. Alla fine OceanGate non acconsentì a quella missione, attribuendo la cancellazione a problemi con una nave di supporto.

Quando a Nissen è stato chiesto se ritenesse che la pressione avesse compromesso le decisioni sulla sicurezza e i test, Nissen ha fatto una pausa, poi ha risposto: “No. Ed è una domanda difficile a cui rispondere, perché con un tempo infinito e un budget infinito, si potrebbero fare test infiniti”.

Pure l’ex direttrice delle finanze e delle risorse umane di OceanGate, Bonnie Carl, ha testimoniato lunedì, sostenendo che l’ex direttore operativo della società, David Lochridge, aveva definito in passato il Titan “non sicuro”. La sua testimonianza è attesa martedì, durante la seconda sessione dell’udienza.

Il disastro

Il sottomarino Titan è imploso il 18 giugno 2023 nell’oceano Atlantico durante una missione turistica. La meta dell’escursione era il relitto del transatlantico Titanic, affondato a circa 700 chilometri a sud di Terranova, in Canada. A bordo c’erano il cofondatore di OceanGate Stockton Rush, Shahzada Dawood, un uomo d’affari britannico-pakistano, con suo figlio 19enne Suleman; Hamish Harding, un magnate dell’aviazione ed esploratore britannico; e Paul-Henri Nargeolet, tra i massimi esperti del Titanic.

Quando il sommergibile è stato segnalato come disperso, i soccorritori si sono precipitati con navi, aerei e altre attrezzature in una ricerca che ha tenuto col fiato sospeso il mondo per una settimana.

Notiziario

Notiziario 17.09.2024, 10:00

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