Giovedì la Corte Suprema degli Stati Uniti ha respinto l’appello del presidente eletto Donald Trump contro la sua condanna nel caso Stormy Daniels. Il verdetto sarà quindi annunciato come previsto venerdì a New York, dieci giorni prima del suo ritorno alla Casa Bianca: sarà quindi una prima volta infamante per un ex presidente degli Stati Uniti e adesso anche presidente eletto.
Trump era stato giudicato colpevole il 30 maggio scorso, nel caso dei pagamenti occulti all’attrice di film pornografici Stormy Daniels, di “falsificazione contabile aggravata per nascondere una cospirazione volta a pervertire le elezioni del 2016”.
Dopo diversi appelli infruttuosi, martedì gli avvocati del presidente eletto, che entrerà in carica il 20 gennaio, hanno chiesto alla Corte Suprema degli Stati Uniti una sospensione d’emergenza del procedimento per “prevenire una grave ingiustizia e un attacco all’istituzione della presidenza e al funzionamento del governo federale”.
Cinque giudici votano contro il ricorso
Con una maggioranza di cinque voti contro quattro, con la maggioranza formata da tre giudici progressisti e due conservatori, la Corte Suprema ha stabilito che Donald Trump può ancora appellarsi alla sua condanna attraverso i tribunali ordinari dello Stato di New York.
Inoltre, “l’onere che la condanna comporterà per le responsabilità del presidente eletto è relativamente minore alla luce dell’intenzione dichiarata dalla Corte di concedere un ‘alleggerimento della pena’ dopo una breve udienza virtuale”. La Corte Suprema ha così accolto le argomentazioni del procuratore di Manhattan Alvin Bragg, che aveva chiesto di respingere l’appello finale di Donald Trump.
“C’è un interesse pubblico impellente nella sentenza”, hanno sostenuto i giudici, sottolineando che il giudice Juan Merchan ha “preso misure eccezionali per ridurre al minimo l’onere per l’imputato”, tra cui l’annuncio che non lo avrebbe condannato al carcere.
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Notiziario 10.01.2025, 06:00
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