Nuove polemiche internazionali all'indomani della decisione dell'amministrazione del presidente statunitense Donald Trump di aumentare, dal prossimo 8 febbraio, di un ulteriore 25% i dazi sui derivati dell'acciaio e di un ulteriore 10% i dazi sui derivati delll'alluminio. Sul fronte dell'acciaio saranno esenti Argentina, Australia, Brasile, Canada, Messico e Corea del Sud, su quello dell'alluminio Argentina, Australia, Canada e Messico.
La strategia dei dazi continua, infatti, a essere lo strumento di pressione privilegiato della guerra commerciale avviata dagli Stati Uniti.
La decisione di Trump giunge nel pieno della discussione sulla possibile attuazione, da parte di alcuni Paesi europei, di una tassa sui servizi digitali, in relazione alla quale gli Stati Uniti minacciano ritorsioni commerciali e a poco più di due settimane dall'annuncio sul possibile aumento dei dazi su prodotti europei a seguito della sentenza sui sussidi Airbus.
L'Italia ha immediatamente reagito con una nota diplomatica, esprimendo contrarietà e sottolineando di essere "contraria a guerre commerciali, che possono avere effetti devastanti a livello globale".