Come previsto in Europa e fortemente atteso in Ucraina, la Commissione Europea ha raccomandato al Consiglio di aprire i negoziati di adesione dell’ex repubblica sovietica all’Unione. Nel rapporto pubblicato mercoledì a Bruxelles si è evidenziato che Kiev ha fatto progressi in vari settori e ha completato il lavoro su alcune aree prioritarie indicate dalla Commissione, mentre su altre c’è ancora molto da fare. La Commissione vuole continuare monitorare la situazione e riferire al Consiglio entro marzo 2024.
L’Ucraina spera che l’avvio delle trattative possa essere annunciato già al vertice del 14 e 15 dicembre, con l’approvazione da parte dei capi di Stato e di governo degli Stati membri dell’UE. Se Kiev non riesce a portare avanti le riforme, rischia però di rimanere in una sorta di limbo, senza contare il fatto che prima di arrivare a diventare membro effettivo dell’Unione Europea può trascorrere molto tempo e l’attesa è collegata naturalmente a come si svilupperà il conflitto in corso, alla sua conclusione e allo status che sarà garantito al Paese nell’ottica degli equilibri tra Russia, Unione Europea e Stati Uniti.
Progressi su riforme democratiche e Stato di diritto
L’Ucraina ha dato una forte accelerazione sulla via dell’Unione già lo scorso anno, richiedendo la procedura d’adesione d’urgenza dopo l’inizio dell’invasione russa. Secondo la Commissione, Kiev ha continuato a compiere progressi sul fronte delle riforme democratiche e dello Stato di diritto. Per quel riguarda il rinnovo della pubblica amministrazione i passi avanti sono stati limitati, mentre la digitalizzazione ha raggiunto un livello elevato. In chiaro scuro anche il quadro di tutto il sistema giudiziario, uno dei punti di maggior sofferenza secondo Bruxelles per cui Kiev deve accrescere gli sforzi: l’Ucraina ha continuato nonostante la guerra la ristrutturazione avviata nel 2021, ma sono necessari cambiamenti legislativi e istituzionali per garantire un sistema disciplinare più forte, aumentare la trasparenza, l’efficienza e l’accesso alla giustizia, puntare maggiormente sulla digitalizzazione del sistema giudiziario e migliorare l’istruzione giuridica.
La piaga irrisolta della corruzione
Secondo Transparency International l’Ucraina rimane uno dei Paesi più corrotti d’Europa e nella classifica del 2022 è al 116esimo posto su 180 Paesi. Stando il rapporto della Commissione Kiev non ha fatto molto: sono stati compiuti alcuni progressi, in particolare con l’istituzione e il consolidamento di un quadro istituzionale globale anti-corruzione ed è stata adottata una strategia nazionale anticorruzione, con la Procura specializzata anticorruzione (SAPO), l’Ufficio nazionale anticorruzione dell’Ucraina (NABU) e l’Agenzia nazionale per la prevenzione della corruzione (NACP), ma i risultati concreti si fanno ancora attendere, a causa della mancante efficienza e coordinazione. Il presidente Volodymr Zelensky e il governo guidato dal premier Denis Shmyhal negli scorsi mesi hanno accentuato la campagna contro la corruzione e il sistema degli oligarchi, i grandi magnati dell’industria e della finanza che da sempre hanno interferito con la politica e l’economia nazionali, ma sanare la piaga sul breve periodo è una missione impossibile.
Il problema dell’economia
Il rapporto della Commissione Europea sottolinea anche i problemi economici, che rendono ancora complicata la questione dell’adesione a causa dell’impossibilità di far fronte alla pressione competitiva e alle forze di mercato all’interno dell’Unione. Si tratta in parte di problemi strutturali, esistenti prima dell’inizio della guerra, in parte nuovi, creati appunto dal conflitto in corso di cui non si vede la fine: da una parte ci sono i danni alle infrastrutture, dall’altra l’esodo umano, con conseguenze profonde per l’economia.
Anche il Fondo monetario internazionale, nel suo ultimo rapporto stilato all’inizio di novembre, ha notato che se l’economia ucraina ha iniziato a riprendersi, almeno dopo il crollo dello scorso anno e il tonfo del 30%, la durata e l’intensità della guerra mettono a rischio notevolmente le prospettive economiche di crescita futura, anche sul breve periodo; sul medio medio il recupero è legato appunto da fattori quali l’esito della guerra, l’entità dei costi di ricostruzione, il ritorno dei migranti e i progressi nelle riforme strutturali. In questa cornice l’eventuale inizio delle trattative tra Kiev e Bruxelles sarà sicuramente un buon segnale, politico, per l’Ucraina, ma non la garanzia di entrare entro un determinato arco temporale, nell’Unione Europea. La tempistica rimane infatti legata all’implementazione delle riforme necessarie, a loro volta legate all’andamento della guerra e alla sua conclusione.
SEIDISERA dell’08.11.23 - L’intervista di Bettina Müller a Beda Romano sui vantaggi e i rischi di un ulteriore allargamento per l’Unione Europea
RSI Info 08.11.2023, 18:11
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