Ucraina: la tensione resta alta

I militari governativi ucraini e i ribelli separatisti filorussi del Donbass si sono nuovamente accusati a vicenda di attacchi e violazioni del "cessate il fuoco". I primi hanno denunciato alle 7.00 di sabato (le 5.00 ora svizzera) 66 sparatorie notturne, mentre i ribelli filorussi hanno definito la situazione come "critica". Intanto nella notte anche il leader dell'autoproclamata repubblica filorussa di Lugansk, nel Donbass, poco dopo il suo omologo di Donetsk, ha proclamato la "mobilitazione generale" sul suo territorio. Il dirigente, Leonid Pasechnik, lo ha stabilito con un decreto comunicato online.

E sempre sabato notte un soldato dell'esercito ucraino è stato ucciso da un colpo d'artiglieria nell'est del Paese, durante uno dei bombardamenti delle milizie filorusse delle autoproclamate repubbliche del Donbass, secondo quanto afferma lo Stato Maggiore interforze di Kiev.

Dal canto suo la diplomazia internazionale affronta una nuova giornata alla luce delle dichiarazioni di venerdì sera del presidente americano Joe Biden, il quale si è detto “convinto che Vladimir Putin ha preso la decisione di invadere", invitando il suo omologo ucraino Volodymr Zelensky a non recarsi a Monaco per la conferenza sulla sicurezza. Evocando possibili “provocazioni” con “false giustificazioni” da parte russa, Biden ha ribadito la posizione ferma e risoluta di NATO e Unione europea, rimarcando che Mosca la pagherà cara se attacca l’Ucraina.

La portavoce della Casa Bianca Jen Psaki sabato mattina ha confermato che il segretario di Stato, Antony Blinken ha accettato l’invito del capo della diplomazia russa Sergej Lavrov per un incontro a metà della prossima settimana, “a meno che la Russia non invada l’Ucraina”, ha detto la portavoce.