Il punto

Ucraina, una fase difficile per Zelensky

Le truppe russe nel Donbass continuano a guadagnare terreno, mentre l’incognita elezioni statunitensi lascia il paese in sospeso

  • 28 ottobre, 14:30
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Attesa per il 5 novembre

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Di: Stefano Grazioli 

In attesa delle elezioni negli Stati Uniti, che decideranno non solo chi sarà tra Kamala Harris e Donald Trump il successore di Joe Biden, ma segneranno anche un capitolo nuovo nella strategia di Washington nel conflitto tra Mosca e Kiev, l’Ucraina sta attraversando forse il momento più difficile in questa fase della guerra. Sul terreno le truppe ucraine sono sotto forte pressione nel Donbass, dove quelle russe avanzano in maniera costante, e anche nella regione di Kursk, dove, esaurita la spinta offensiva delle prime settimane di agosto, l’autunno ha visto le forze del Cremlino riprendere gradualmente il controllo di alcune aeree vicino al confine.

Gli aiuti militari per l’Ucraina continuano ad arrivare col contagocce, sempre inferiori alle richieste, e la Russia non sembra essere in difficoltà, al di là della questione delle truppe che la Corea del Nord avrebbe mandato ad addestrarsi per un futuro sostegno a quelle di Mosca: il problema delle risorse umane non sembra essere in realtà all’ordine del giorno in un paese che non ha ancora lanciato una nuova mobilitazione, oltre alle chiamate regolari di leva. Sul lato diplomatico, inoltre, l’iniziativa del cosiddetto Piano per la vittoria lanciato a settembre dal presidente Volodymyr Zelensky non pare aver convinto né la Casa Bianca né le maggiori cancellerie occidentali. Il presidente a Kiev continua ad essere in difficoltà nel tenere stretti gli alleati sul lato esterno e su quello interno le varie crepe sono evidenti, tra le continue voci di rimpasti governativi e ai vertici militari e gli scandali di corruzione, l’ultimo dei quali ha costretto alle dimissioni il procuratore generale Andriy Kostin.

L’incertezza degli alleati

Il problema principale per l’Ucraina è l’incertezza in cui ormai da mesi si trova l’alleanza occidentale guidata dagli USA, divisa tra i moderati che giunti a questo punto del conflitto vorrebbero mettere le basi per un compromesso e i falchi che non si preoccuperebbero dell’escalation, anche nucleare, pur di ribaltare il quadro e sostenere l’Ucraina sino alla sconfitta definitiva della Russia. Fino ad ora il sostegno militare limitato e le restrizioni sull’uso dei sistemi missilistici a lungo raggio sono stati indicatori della cautela occidentale, con le colombe che negli Stati Uniti e nella NATO hanno prevalso sulle correnti più belliciste.

Questa strategia ha consentito alla Russia di guadagnare terreno, aiutata anche dagli errori tattici di Kiev, come nel caso dell’incursione nella regione russa di Kursk che a quasi tre mesi dal suo inizio si è rivelata alla luce dei fatti più controproducente che altro. Ormai all’inizio dell’inverno il quadro sulla lunga linea del fronte è altamente problematico per l’Ucraina, che si trova sempre esposta agli attacchi russi dalla lunga distanza e la popolazione sempre più stremata, con il paese che dall’inizio del conflitto ha perso 8 milioni di abitanti, calcolando i profughi e la riduzione della natalità, la più bassa ora in Europa, secondo i dati delle Nazioni Unite.

Le speranze di Kiev

In queste settimane Zelensky si è adoperato per mantenere centrale la questione ucraina nell’agenda internazionale, e a questo è servito in parte l’allarme sulla collaborazione militare tra Russia e Corea del Nord, ma si è scontrato sia con i molteplici dossier sui tavoli occidentali, dalle elezioni negli USA al conflitto allargatosi in Medio Oriente, sia con la diversa percezione che molti alleati hanno rispetto a quello che accade sul fronte di guerra. La narrazione ottimistica di Kiev contrasta insomma con la situazione generale sul campo e ormai tutti attendono i segnali che arriveranno da Washington. Dopo il voto del 5 novembre sarà chiaro a chi spetterà il compito di delineare nella coalizione occidentale la strategia per il futuro del conflitto: la speranza dell’Ucraina è che la Casa Bianca possa dare una svolta decisiva per recuperare il terreno perduto.

Al momento la posizione di Kiev è sempre quella che vede la possibilità di colloqui diretti con la Russia solo dopo il ritiro delle forze del Cremlino da Donbass e Crimea; talvolta paiono esserci delle correzioni al ribasso verso un compromesso, rilanciate dai media, che però non trovano concretezza ufficiale, come la dichiarazione del capo dello staff presidenziale ucraino Andrey Yernak che ha affermato che per l’inizio di eventuali negoziati si deve tornare comunque alla situazione prima del 22 febbraio del 2022. Il problema più urgente è però quello che nei prossimi mesi, almeno sino all’insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti a gennaio, non ci saranno svolte significative nell’alleanza occidentale che permetteranno di rallentare l’avanzata russa e l’Ucraina è destinata a subire maggiori lacerazioni.

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L'Ucraina guarda alle elezioni USA

Telegiornale 24.10.2024, 20:00

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