Il reportage

Un’aula scolastica per pensare al proprio futuro

In Germania, i rifugiati ucraini cercano di integrarsi nella società imparando la lingua; lo Stato agevola gli studi e li aiuta a trovare un alloggio

  • 13 luglio, 06:52
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A lezione

  • RSI/Vincenzo Leone
Di: Vincenzo Leone

È martedì ed Helen arriva come ogni mattina al campus della HTW di Berlino, zona nord est della capitale tedesca, la più grande università delle scienze applicate in città. Cerca sui tabelloni l’aula dove seguire tre ore di lezione di tedesco. “Mi aiuta a imparare la lingua ma non solo, posso distrarmi dai problemi e da tutti i pensieri negativi”, racconta durante una pausa. Helen segue questo corso ormai da più di un anno, viene dalla regione del Donetsk in Ucraina, ha 18 anni ed è arrivata a Berlino nell’agosto del 2022. “Il mio livello era A zero” racconta sorridendo, “sapevo dire soltanto Hallo e Danke”. Adesso segue già un corso C1, insieme ai suoi compagni di corso si prepara per l’università. Queste lezioni sono difatti pensate specificatamente per chi – come lei – ha lasciato l’Ucraina dopo l’invasione su larga scala russa di due anni e mezzo fa.

Una delle iniziative implementate dal governo federale tedesco per facilitare l’inserimento dei rifugiati ucraini in una quotidianità dove telegiornali, università e uffici parlano un’altra lingua, tenendo conto di una nuova realtà: la Germania è diventata di fatto il primo Paese per numero di rifugiati ucraini in fuga dalla guerra. Quasi 1,2 milioni, più che in ogni altro paese UE, più che in Polonia – dove sono circa 950’000 – e più che in Repubblica Ceca dove sono quasi 340’000. Sono dati UNHCR, che stimano in quasi 6 milioni il numero di ucraini registrati a oggi in Europa.

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Il professor Benjamin Stoltenburg

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Conoscere la lingua, una priorità

“Certamente, la lingua è un ostacolo per qualsiasi cosa tu voglia fare, se vuoi lavorare, se vuoi cercare un appartamento”, racconta il professor Benjamin Stoltenburg, dopo aver salutato i suoi studenti e aver concluso la lezione di tedesco. È un corso avanzato, livello C1, “insegna loro come essere in grado di seguire una lezione universitaria in Germania, o partecipare a una conferenza”, spiega. “Specialmente nel campo accademico, perché devi imparare come esprimere i tuoi pensieri, devi essere perfetto e non solo efficiente nel modo di comunicare”, prosegue. Sono 240 ore di lezioni per ciascun modulo, 14 settimane di attività ogni giorno – con due rientri pomeridiani a settimana – e “in tutto sono 1’000 ore di corso intensivo”. Tutto a spese del governo cittadino. “Questa classe è gratuita per chi frequenta, è pagata dal Senato di Berlino”, spiega il professore.

All’inizio i programmi si concentravano su un’accoglienza base di primo livello. Adesso che l’inserimento dei migranti ucraini è stato messo a sistema – dopo due anni e mezzo di guerra su larga scala – le cose sono cambiate, racconta il professore, i corsi sono pensati per chi qui resterà a lungo, anche per gli anni dell’università. Oltre ai corsi di lingua, anche sul piano burocratico le misure sono costantemente aggiornate, e nuovi programmi vengono lanciati ogni mese, tenendo conto del fattore linguistico ma non solo. Documenti rinnovati in automatico fino al marzo del 2025 – si può comunque arrivare nel paese e rimanere 90 giorni senza permesso di soggiorno – e progetti per trovare lavoro e continuare a imparare il tedesco. Come il “Job Turbo”, implementato a febbraio 2024. In più chi arriva in Germania dall’Ucraina beneficia del welfare, chi non lavora può richiedere il “Bürgergeld”, una misura economica d’assistenza che da inizio 2024 è stata incrementata del 12%. Il sussidio è di 563 euro al mese per il genitore, che diventano 506 euro a testa in caso entrambi i genitori siano in Germania. Per i bambini e adolescenti, il sussidio parte da 357 euro e arriva a 471euro in base all’età. In totale, il piano di spesa annunciato dal governo federale per i rifugiati ucraini in Germania per il 2024 è di 6 miliardi di euro.

Dove alloggiare, un aiuto da Governo e associazioni

Oltre alla lingua e al trovare un impiego, c’è la questione di dove andare una volta arrivati qui. C’è chi ha parenti, chi ritrova parte della famiglia, ma anche chi arriva da solo. “Farsi una vita a Berlino è molto difficile”, racconta il professore Stoltenburg. “L’ostacolo principale in una città metropolitana come Berlino è trovare un appartamento”, continua. Ci sono alcune strutture messe a disposizione dal governo, come quelle nell’ex aeroporto di Tegel, o altri progetti paralleli.

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Una piattaforma per cercare alloggi temporanei

  • RSI/Vincenzo Leone

In pieno centro città, a due passi da Alexanderplatz e dalla antenna televisiva icona della capitale tedesca, ci sono gli uffici di Wunderflats. Qui a febbraio del 2022 hanno cominciato a mettere a punto un sito e una piattaforma sviluppata ad hoc per i rifugiati ucraini, dando vita ad Helfende Wände. “È una piattaforma creata per aiutare i rifugiati ucraini a trovare una casa temporanea in Germania” racconta in una delle stanze della sede Jan Hase, Ceo di Wunderflats. Basta collegarsi e “puoi trovare una varietà di appartamenti messi a disposizione dagli host, il 70% degli appartamenti sono completamente gratuiti”, spiega. “Immaginalo come Airbnb, ti basta scorrere gli appartamenti, scegli quello che ti piace e lo affitti online”. Dopo aver cliccato, il team di Jan verifica i documenti, fa tutti i vari passaggi del caso per consegnare prima possibile la casa – o la stanza – all’utente che ne ha fatto richiesta, per il periodo disponibile deciso dagli host. “La piattaforma è completamente gratuita per i rifugiati e per gli host”, precisa il Ceo, non c’è nessuna commissione o tassa prevista. “Il progetto è completamente finanziato da Wunderflats e anche dal governo tedesco insieme alla UE, che ci forniscono i fondi per aiutare i rifugiati”, racconta Jan. Il progetto è portato avanti anche dall’organizzazione Project Together, al momento è specificatamente pensato per i rifugiati ucraini ma “stiamo lavorando per aprire la piattaforma a tutti i rifugiati”, precisa. Nel 2022 sono stati più di 27’000 a trovare un alloggio grazie alla piattaforma, 60’000 quelli che si sono registrati – il 10% del totale arrivati in Germania - per una permanenza media nello stesso posto per 3 mesi, e 1,3 milioni di notti processate dal sistema, spiega il Ceo di Wunderflats. Poi sul suo laptop indica la mappa interattiva con tutti gli appartamenti al momento disponibili in città, e in tutta la Germania dato che il progetto copre tutte le regioni del Paese. “Al momento abbiamo 3’600 posti letto disponibili sulla piattaforma, e più di 600 posti letto a Berlino”.

Ci sono appartamenti interi, stanze in condivisione, diversi filtri e icone come in una tradizionale piattaforma di cohousing, e le settimane, i mesi o gli anni segnati come disponibilità in calendario dagli host. L’importanza di un servizio come questo è anche di facilitare – racconta Jan – l’inserimento nella società tedesca, “perché in una famiglia impari più velocemente la lingua”. Il progetto – nato dall’idea di dare una mano in stazione centrale a quanti arrivavano disorientati a Berlino – si è evoluto fino ad avere il sostegno del governo, e una pagina sul sito governativo Germany4ukraine.de. Ma chi lavora qui conosce anche fasi e percezione del fenomeno. “Da quando la full scale war in Ucraina è cominciata, c’è stato un grande cambiamento, rispetto a oggi”, racconta Jan. “Nel 2022 tutti avevano la sensibilità del “devo fare qualcosa”, tutti noi ricordiamo l’urgenza che avevamo, di aiutare, e di fare tutto il possibile. Oggi invece, alcuni la chiamano “fatigue”, le persone si sono abituate a questa situazione, e quel desiderio forte, quell’urgenza, non è più così forte così come era nel 2022”, racconta. E spiega come promuovano campagne per spiegare “perché è ancora importante aiutare, perché ogni giorno continuano ad arrivare 6.000 rifugiati dall’Ucraina, è un numero enorme”.

Il concetto di fatigue

Il concetto di fatigue richiamato dal Ceo di Wunderflats si riflette anche nel dibattito pubblico, negli ultimi mesi esponenti politici della CDU e della SPD hanno criticato le misure di welfare messe a punto per chi arriva dall’Ucraina, collegandoli ai numeri sull’occupazione. I dati dicono che circa il 19% dei rifugiati ucraini lavora, a fronte di percentuali molto più alte in altri Paesi – in Danimarca è il 78%, in Svezia il 50%. Il sussidio mensile e le agevolazioni su casa e bollette possono incidere su questi numeri, solo se si considera ad ogni modo che in Germania rispetto agli altri Paesi, l’accesso al mercato del lavoro richiede diversi passaggi per verificare documenti, titoli di studio, e può essere richiesto un avanzato livello di conoscenza della lingua.

Al dibattito politico, va aggiunta la dimensione psicologica del fenomeno, che traduce i numeri in storie. Il professor Stoltenburg racconta la sua esperienza quotidiana, e che vive durante le sue lezioni. “Molti degli studenti in questa classe si sono trovati da una notte all’altra in una situazione in cui non erano preparati”. Non per tutti è stata una scelta finire in una città o in un’altra, non per tutti è facile ambientarsi in una città con 3 milioni e mezzo di abitanti come Berlino. Andrii ad esempio arriva da Poltava, che prima della guerra su larga scala faceva poco meno di 300’000 abitanti. Kyryl vive a Berlino dal giugno del 2023 ma è cresciuto a Ternopil, nell’ovest dell’Ucraina, poco più di 200’000 abitanti. Mykhailo è andato via da Kyiv dopo che vicino casa sua un edificio è stato distrutto da un attacco russo. Da mesi si vedono tutti i giorni, insieme ad Helen seguono il corso di tedesco del professor Stoltenburg. Proprio il professore racconta come sia impossibile lasciare la guerra fuori dall’aula, anche durante le lezioni. La conferma arriva dagli studenti, che raccontano di parlare tutti i giorni tra loro dei bombardamenti, delle news, la guerra è un “everyday topic”, come raccontano in inglese. “Ti senti in colpa, ogni volta che sto soltanto vivendo una vita normale, e penso che sto facendo cose normali, e non c’è niente di pericoloso intorno a me”, racconta Helen che è arrivata in Germania da sola, ha una sorella qui ma in Ucraina ha ancora gran parte della famiglia e gli amici. Andrii racconta come questo sia diventato l’unico posto in Europa dove “riesco a dormire senza problemi”. Mykhailo è arrivato in Germania senza il padre, che per via della guerra non può lasciare il Paese come tutti gli uomini dai 25 ai 60 anni. L’atmosfera tornati in aula per l’ultima mezz’ora di lezione è comunque rilassata, battute e interventi stemperano i toni da lezione frontale. C’è comunque spazio per condividere storie personali, foto, video che arrivano da amici e parenti e commentare le notizie. “Vedo il mio ruolo non tanto come un ascoltatore di queste storie, ma voglio dare loro una aula sicura dove loro possono pensare al loro futuro, che è importante, piuttosto che rimanere intrappolati nel passato o nel presente”, racconta il professor Stoltenburg. “È quello che rende il mio lavoro più significativo, e sono felice di essere d’aiuto”.

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