In poco più di tre anni, da quando lo Stato islamico ha cominciato ad attaccarli, gli Yazidi sono passati da 550’000 a 330’000 che vivono nei loro territori. Oltre 4’000 i morti, 200’000 gli sfollati.
Il genocidio degli Yazidi, popolo del Kurdistan iracheno iniziato nel 2014 continua anche oggi dopo la quasi sconfitta dello Stato islamico. "Le donne sono state fatte schiave dai miliziani, vengono stuprate e picchiate. I loro figli invece sono stati rapiti, in certi casi vengono istruiti e fatti diventare kamikaze contro l’esercito iracheno".
Questo il racconto di Simone Zoppellaro, giornalista e scrittore, autore de "Il genocidio degli Yazidi" che in quei territori c’è stato per l’ultima volta l’anno scorso. Il genocidio contro questo popolo è il primo del nuovo millennio, il primo espressamente annunciato dall’IS.
È da millenni gli Yazidi subiscono attacchi da più parti. "Questo anche perché è un’etnia chiusa, arroccata su sé stessa, non sono ammessi ad esempio i matrimoni misti", spiega Zoppellaro. "E poi perché hanno una religione diversa dalle altre della zona. Vengono anche chiamati ‘gli adoratori del diavolo’, un diavolo redentore che si è inchinato a Dio".
Oggi molti di loro sono scappati dalle loro case. Oltre 60'000 rifugiati vengono ospitati in Germania. "E l’Occidente può fare molto ad esempio offrendo loro delle borse di studio nelle università tramite l’ONG Yazda", conclude Zoppellaro. Per non dimenticare un popolo millenario che rischia l’estinzione.
Mattia Pacella