Sono stati individuati i meccanismi che causano un’elevata mortalità tra i pazienti affetti da Covid-19 ricoverati in terapia intensiva. A portarli alla luce uno studio condotto dall’Ospedale Sant’Orsola di Bologna e dall' Università del capoluogo emiliano romagnolo, pubblicato sulla rivista Lancet e realizzato dal professor Marco Ranieri, direttore del reparto di terapia intensiva del policlinico Sant'Orsola.
"Quando tutto è iniziato a marzo la convinzione dei clinici era che i malati non avessero una forma grave di insufficienza respiratoria acuta caratterizzata dalla compromissione del polmone ma avessero una compromissione della componente vascolare del polmone", spiega Marco Ranieri. In altre parole i medici ritenevano che il virus intaccasse solo i vasi sanguigni polmonari portandoli a concentrasi nella somministrazione di anticoagulanti. Molte persone però morivano. Lo studio del professor Ranieri ha permesso di individuare un'altra fattispecie e cioè che il Covid-19 ha conseguenze negative anche sugli alveoli dei polmoni, le strutture che consento al corpo umano di assumere l'ossigeno dall'aria.
Il professor Ranieri spiega che "nel polmone ci sono due strutture: gli alveoli, che prendono l’ossigeno dall’aria e i vasi che trasmettono l’ossigeno agli organi. Nel caso in cui il virus colpisce sia gli alveoli che i vasi la mortalità è di 4 volte oltre la media". Le conclusioni dello studio rappresentano un deciso passo avanti nella conoscenza del virus che potrebbe condurre al raddoppio della sopravvivenza dei casi più gravi grazie a cure farmacologiche differenziate e specifiche. Un’arma molto utile soprattutto oggi, alle porte dell’autunno e con la paura di una possibile nuova ondata di contagi.
RG/Swing