A livello internazionale, sale di tono lo scontro tra Ungheria e Unione europea su corruzione e stato di diritto: la Commissione ha proposto di bloccare i fondi che Budapest dovrebbe ricevere l’anno prossimo.
Inoltre Bruxelles ha approvato il piano di ripresa dell’Ungheria – che vale altri 5,8 miliardi – ma non darà i soldi fino a quando il paese non avrà rispettato 27 condizioni che riguardano essenzialmente l’indipendenza della magistratura e la lotta alla corruzione.
"Nessun fondo verrà erogato fino a quando i capisaldi non verranno raggiunti", dice il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis. Si tratta essenzialmente di riforme per garantire l'indipendenza della magistratura e delle altre strutture dello Stato. I fondi del bilancio ordinario, 7,5 miliardi, sono stati congelati usando i nuovi poteri per la tutela dei fondi europei del rischio malversazione che Bruxelles ha ricevuto due anni fa e contro i quali proprio Budapest si era duramente battuta.
Ora la decisione finale spetta al Consiglio dove siedono gli Stati membri; si vota a maggioranza qualificata, dunque, anche con l'eventuale aiuto della Polonia, Budapest non può bloccarla. Ma Viktor Orban ha altre frecce al suo arco: Sta bloccando l'erogazione di 18 miliardi di aiuti finanziari all'Ucraina, si oppone alla creazione nell'UE della tassazione minima delle "corporation" secondo i criteri OCSE ed, infine, il Parlamento ungherese ha rinviato a febbraio la ratifica dell'adesione di Svezia e Finlandia alla Nato. Ormai mancano solo Ungheria e Turchia. Da Budapest dicono di essere sicuri che entro anno si troverà un accordo e negano di stare esercitando delle rappresaglie.