La targhetta in alto all'entrata del supermercato HyperCacher di Vincennes ricorda le vittime dell’attentato avvenuto il 9 gennaio di due anni fa: Philippe, Yohan, Yoav e François-Michel. Altre tracce di quelle giornate tragiche che hanno colpito Parigi, iniziate nella sede di Charlie Hebdo e terminate in questo quartiere, non ve ne sono.
Nel supermercato dagli scaffali strabordanti, le persone faticano a spostarsi negli stretti corridoi. Tutto è tornato alla normalità. Chiedo di poter intervistare gli avventori, capire come si vivono le elezioni presidenziali ormai alle porte, il primo turno è fissato per il 23 aprile, qui dove si è vissuto da vicino un attentato. Mathieu, uno dei proprietari, alto e corpulento, senza nemmeno staccarsi dal suo telefino mi dice in malo modo di andarmene. "Non deve filmare niente", e mi volta le spalle.
Fuori dal negozio le persone sono più cordiali, si fermano nonostante il vento forte e il freddo pungente. "Chi votiamo qui?", mi dice una signora, "scegliamo la destra come sempre". "Non perché due anni fa sono state uccise delle persone che qualcosa cambiato, l’attentato poteva avvenire ovunque", afferma un'altra. Un ragazzo mentre raccolgo voci (guarda il video) mi avvicina e mi dice: "Tutti, ma non Marine Le Pen, creerebbe il caos nel paese". Stretta nel suo piumino, un’altra abitante di Vincennes mi tira per il braccio e non volendosi far filmare mi confida: "Qui in molti sono per Fillon, lo scandalo legato a sua moglie, non ci interessa a noi interessa il suo pensiero politico". Quasi tutte le persone incontrate dicono che andranno a votare.
Alessandra Spataro