La scoperta di nuove specie di animali per la scienza in Europa occidentale, in Svizzera oltretutto, sembra roba d’altri tempi. Se poi consideriamo che stiamo parlando di due specie di pesci, cioè animali di una certa dimensione, la notizia ci sembra ancor più straordinaria. Sensazionale, se teniamo conto del fatto che la Svizzera probabilmente detiene una delle densità al chilometro quadrato di naturalisti, per professione o per passione, più elevata al mondo. Sembra impossibile, infatti, che ancora al giorno d’oggi due specie di pesci siano passate inosservate a decenni di indefesso lavoro di monitoraggio da parte di ittiologi, di idrobiologi e di tutti i professionisti e di tutte le professioniste che si occupano di monitoraggio dell’universo blu del nostro paese. Eppure…
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Due nuove specie di pesce in Svizzera
Telegiornale 20.02.2025, 20:00
Poi, a ben guardare, approfondendo il caso, scopriamo che non è così inusuale scoprire nuove specie di pesci nel nostro Paese. Ce lo fa capire, nelle interviste rilasciate ai media specializzati Bárbara Caligari, biologa dell’evoluzione dell’Istituto di ecologia e evoluzione dell’Università di Berna. La ricercatrice spiega che con l’impiego di moderni metodi di indagine genetica è possibile snidare nuove specie di pesci che, precedentemente, studiando solo il loro aspetto e i loro modi di vita, erano state raggruppate in una sola.
Il gruppo di specie che ha attirato l’attenzione della biologa dell’evoluzione è quello del genere Barbatula, chiamati comunemente cobiti. Le Barbatula costituiscono un “filone” ideale da investigare per scoprire nuove specie; infatti, hanno caratteri morfologici molto simili – cioè agli occhi poco allenati del profano, dal di fuori appaiono tutti uguali – e vivono sui fondali con abitudini prevalentemente notturne. Oltretutto, non hanno praticamente nessun interesse per la pesca, a parte quello di diventare delle…esche. Per tutte queste ragioni, tralasciando la descrizione da parte dei primi naturalisti, questi pesci non sono più stati studiati a fondo fino ad oggi.
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Il Lago di Neuchâtel è compreso nel perimetro della ricerca
L’occasione è capitata nell’ambito di LANAT-3, un progetto di ricerca finanziato dalla Wyss Academy for Nature dell’Università di Berna, dal Cantone di Berna e dall’UFAM e guidato da ricercatori dell’Università di Berna, del Centro di competenza svizzero per la pesca e dell’istituto di ricerca acquatica Eawag. L’intento dello studio è quello di individuare i corpi d’acqua che necessitano interventi prioritari per la protezione della biodiversità.
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Bárbara Calegari e Conor Waldock in riva all'Emme, misurano taglia e peso dei pesci, prima di fotografarli
Nel vasto perimetro scientifico del progetto, battendo le acque dei bacini idrografici dell’Aar e del Reno, Il gruppo di ricerca di Bárbara Caligari dell’Università di Berna si è focalizzato sui cobiti analizzando Il patrimonio genetico di animali pescati nei laghi e nei fiumi svizzeri ed è riuscito a distinguere chiaramente due nuove specie di Barbatula dalle 13 specie europee già descritte e conosciute. Non solo l’analisi del DNA è stata fondamentale, ma la separazione delle specie è stata nettamente sancita anche dallo studio, più classico, della loro ecologia, della morfologia esterna e interna degli animali e della pigmentazione.
Ora è tempo di attribuire un nome alle nuove specie e per far questo l’Università di Berna ha deciso di chiedere “l’aiuto da casa” per fornire un’identità scientifica ai pesci. L’intento è quello di sensibilizzare la popolazione sulla biodiversità, in modo originale. Tuttavia, le regole della nomenclatura binomiale, utilizzata in ambito scientifico per identificare le specie dello scibile vivente terracqueo, non lascia molto spazio alla fantasia. Per questa ragione l’Università di Berna ha optato per un sondaggio pubblico fra due varianti per ognuna delle specie: Barbatula amnicus o Barbatula fluvicola per la specie abitante dei fiumi dalle acque correnti vivaci e Barbatula ommata o Barbatula limnicus per quella dai grandi occhi che vive nei laghi. Personalmente ho optato per fluvicola e limnicus. Tutti voi potete partecipare qui alla scelta del loro nome, ancora per qualche giorno, fino al 28 febbraio.
“Se non conosciamo una specie non possiamo proteggerla”
Queste le parole di Bárbara Caligari raccolte dal nostro Telegiornale. Parole che ben sintetizzano l’importanza di conoscere a fondo tutti gli abitanti degli ecosistemi, in particolare di quelli acquatici, per poterne proteggere la biodiversità, fondamentale per mantenere gli equilibri di cui beneficiamo anche tutti noi.