Sono ancora centinaia le persone che restano bloccate al confine della Bielorussia con la Polonia, in condizioni di freddo e privazioni, senza una possibilità legale di proseguire il viaggio verso un’Europa che non concede visti, strette fra due eserciti e vittime dell’illusione di una nuova rotta migratoria, sponsorizzata da Minsk, per fare pressione sull’Ue.
Solo una piccola parte di loro riesce ad attraversare quel filo spinato, magari dopo aver tentato più e più volte, e si ritrova in una zona boschiva profonda alcuni chilometri lungo la frontiera che il governo polacco ha chiuso alle associazioni e ai media, rendendo i soccorsi semi-clandestini e il racconto di quanto accade sempre più difficile. Chi ce l’ha fatta racconta esperienze brutali, mentre chi prova ad aiutare, soprattutto privati cittadini, con l’aiuto di organizzazioni più esperte che già lavoravano nella solidarietà, cerca di non lasciare indietro nessuno.
La crisi umanitaria ha investito questa terra di frontiera e la sta cambiando, in modo radicale, forse per la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale.
Ilaria Romano
Un viaggio che non si è mai fermato
Nel 2021 se ne parla meno, ma il flusso migratorio è aumentato. E l'Europa risponde innalzando muri: se ne discute a Modem, il magazine di approfondimento di Rete Uno:
Un viaggio che non si è mai fermato
Modem 10.12.2021, 08:30
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