“L’Unione Europea non si mostri debole e imponga sanzioni più pesanti contro Lukashenko, che va incriminato da un tribunale internazionale”. Nel pieno della crisi al confine tra Bielorussia e Polonia, uno dei leader dell’opposizione al governo di Minsk – l’ex-ministro della cultura Pavel Latushka - parla alla RSI dal suo esilio a Varsavia. L’ha incontrato il nostro inviato Emiliano Bos.
L’Europa l’anno scorso aveva già imposto sanzioni contro Lukashenko. Nei giorni scorsi ne ha adottate altre e ne sta studiando di nuove. È abbastanza?
"No, non è abbastanza. Si è perso tempo. Nel 2020 dopo le elezioni truccate e le proteste represse dal regime, e dopo aver incarcerato un migliaio di oppositori , Lukashenko ha usato questo tempo per preparare un attacco contro i valori europei. Ho chiesto all’Unione Europea di adottare sanzioni più severe ed efficaci. Oggi non è più uno scontro tra Bielorussia e Polonia, ma una crisi regionale in Europa".
Lei ha fatto parte del regime che ora critica. Era ministro della cultura, è stato ambasciatore. Come si affronta Lukashenko?
"Noi abbiamo una strategia comune con la candidata presidenziale Tikhanovskaya. L’abbiamo presentata a tutti i paesi europei a Bruxelles. Si basa su tre strumenti: togliere a Lukashenko il riconoscimento di presidente legittimo, avviare un’inchiesta al Tribunale dell’Aja per riconoscerlo come criminale internazionale… ci sono le prove, come gli squadroni della morte e gli oppositori in carcere a Minsk. A me ha detto che mi avrebbe ucciso se l’avessi tradito. E il terzo punto sono le sanzioni, così forti che non serviranno anni per vederne i risultati perché saranno troppo pesanti per il regime".
Per ora però Lukashenko sembra in grado di mettere pressione all’Europa. E non il contrario.
"Sono d’accordo. Avevo informato i governi occidentali su quello che sarebbe accaduto, perché ho ancora informatori nei servizi segreti. Per quello avevo chiesto un intervento rapido prima che fosse troppo tardi. Ora è troppo tardi".
Adesso quali informazioni ha lei dall’interno del regime?
"Lukashenko organizzerà campi di rifugiati vicino ai confini di Polonia, Lituania e forse Lettonia. Sarà uno strumento della sua propaganda. Manderà video e foto dal confine per mostrare come sarà la situazione difficile in cui vivono. Li aiuterà a sopravvivere. Perché? Perché vuole avviare negoziati per interrompere le sanzioni e il suo isolamento politico. In assenza di risultati, accumulerà migliaia di migranti, che intanto continuano ad arrivare a Minsk da ovunque. Il ministro dell’interno ha detto: invitiamo qui tutti i migranti!"
Però lei ha scritto anche che Lukashenko sta addestrando con le armi gruppi di migranti. Ha le prove?
"La persona che mi ha informato l’ha visto con i propri occhi in una base delle forze speciali a Opsa, nella regione di Vicebsk. Lukashenko creerà grandi gruppi, che a migliaia cercheranno di varcare i confini. Polonia e Lituania reagiranno di fronte a questo tentativo. E a quel punto Lukashenko userà gruppi speciali di terroristi ben addestrati in appositi campi, soprattutto iracheni e afgani. Saranno al 100% pronti a mescolarsi ai gruppi degli altri migranti".
Per ora non ci sono riscontri oggettivi a queste sue dichiarazioni. Ma secondo lei, comunque, esiste uno spazio per dialogare con Lukashenko?
"Mmh…Lui vorrebbe aprire al dialogo. Per poter trattare ancora di politica internazionale come presidente. Coi terroristi però non si tratta. Si può solo se ci si trova in una posizione di forza rispetto a lui. Prima bisogna bloccare i confini e interrompere i commerci. Solo a quel punto si può avviare il negoziato".