Ventisette febbraio 2017: è la data dell'ultimo comunicato stampa in italiano sul sito della Federazione svizzera dei funzionari di polizia. "Chi non agisce solidarizza con gli autori!", si legge nel titolo, al termine di quella che viene definita una settimana nera per gli agenti svizzeri. Una settimana segnata dai ripetuti scontri seguiti allo sgombero di uno squat a Berna e da aggressioni contro poliziotti a Basilea e Monthey. Il bilancio complessivo è di una quindicina di feriti, alcuni gravi.
TG 20.00 del 26 febbraio 2017, gli scontri a Berna
rsi 27.03.2018, 07:30
Lo stesso giorno di quel comunicato, il Consiglio degli Stati affossa una mozione che chiede almeno un anno di carcere per chi si rende responsabile di episodi simili nei confronti di un funzionario pubblico. Non si parla solo di poliziotti, ma anche impiegati dell'amministrazione, guardie carcerarie, personale ferroviario, infermieri. Il problema, guardando i numeri, è pressante: da 774 casi nel 2000 si è arrivati a sfiorare i 3'000 nel 2011 e, notizia di lunedì, a superarli per la prima volta nel 2017 con un nuovo primato di 3'102 .
Un anno di detenzione però è troppo sia per il Governo, che invita alla prudenza nel fissare pene minime, sia per la maggior parte dei "senatori". Il Codice penale già prevede la possibilità (non l'obbligo) di una pena detentiva, "sono necessari cambiamenti negli interventi della polizia, per identificare tutti i responsabili e non solo un manipolo, e serve un divieto di coprirsi il volto durante manifestazioni", afferma Andrea Caroni (PLR/AR) al Telegiornale alla vigilia del dibattito.
TG 20.00 del 27 febbraio 2017, un anno di carcere è troppo
RSI Info 27.03.2018, 07:30
Più della gravità della pena conta la sua certezza, ma gli agenti non sembrano concordare con il pensiero espresso nel 1764 dall'illuminista italiano Cesare Beccaria, e in questi ultimi anni hanno proseguito la loro battaglia per sanzioni più severe: chi usa la violenza su un rappresentante dello Stato deve, almeno per un breve periodo, finire in prigione. "Cerchiamo di proteggere noi stessi", dice il segretario generale della federazione di categoria (FSFP) Max Hofmann (vedi l'intervista video). "Anche tutte le altre misure vanno bene (...) ma siamo convinti dell'effetto deterrente della nostra richiesta. (...) Ci sono studi su studi che dicono che un inasprimento non è efficace - riconosce il nostro interlocutore -, ma di sicuro anche quello che abbiamo oggi non funziona, bisogna cambiare". Se è vero che il Codice penale in vigore potrebbe bastare, la sua applicazione è ritenuta troppo poco severa. Una modifica limiterebbe il margine di manovra dei giudici.
Gli scontri di Berna del febbraio 2017: cinque feriti il 22 e altri 10 il 26
Tifo violento e manifestazioni di estremisti di destra come di sinistra costituiscono una grossa fetta di questi episodi, ma al di là dei numeri si assiste anche a un'evoluzione qualitativa: la brutalità è aumentata, "si è passati - dice Hofmann - a una qualità quasi professionale".
L'altro ambito in cui gli episodi di violenza sono più frequenti: il tifo. Qui Lugano-Grasshopper del 2015
Una prima petizione in favore di maggiore severità risale al 2009. Ora, forse, è la volta buona: il 23 febbraio tre oggetti sono stati accolti a larga maggioranza dalla Commissione degli affari giuridici del Consiglio nazionale: un'
iniziativa cantonale bernese e due parlamentari presentate da
Marco Romano (PPD/TI) e
Bernhard Guhl (PBD/AG). La prima chiede che nell'
articolo 285 del Codice penale la frase "è punito con una pena detentiva o pecuniaria" diventi "detentiva
e pecuniaria". Le altre due sanciscono una distinzione fra minaccia e violenza e prevedono un minimo di tre giorni di detenzione per chi ricorre alla seconda. In caso di recidiva, la pena sarebbe più pesante.
I manifesti per la giornata d'azione del 2011
Entro l'estate, il Consiglio federale è invitato a sottoporre un progetto al Legislativo. La via parlamentare è sostenuta dall'esterno da una
seconda raccolta di firme, promossa in Ticino dagli Amici delle forze di polizia svizzere. In pochi mesi è stata sottoscritta da oltre 12'000 persone.
Anche se le modifiche di legge finora si sono fatte attendere, l'Esecutivo in un rapporto del 1° dicembre 2017 condannava questi episodi, riconoscendo che il rischio professionale dei dipendenti statali deve essere ridotto al minimo e inquadrando il problema in un'evoluzione della società caratterizzata da una generale perdita di rispetto nei confronti delle autorità.
Stefano Pongan