Joe Burlington, 79 anni, è un insegnante in pensione. Quindici anni fa, quando il nipote aveva appena un anno, consapevole delle emissioni inquinanti degli aerei, ha deciso di rinunciare a un viaggio in Italia. “Mi sono chiesto: come posso dire di essere preoccupato per il futuro di mio nipote e allo stesso tempo volare per un motivo futile come una vacanza?”.
Così ha deciso di fondare un'organizzazione per combattere i cambiamenti climatici: “Abbiamo coinvolto politici, giornalisti, esperti, economici, abbiamo fatto di tutto, ma sembrava non cambiasse nulla. Finché non sono arrivate Extinction Rebellion e Greta Thunberg”, ci racconta nel quartiere South Bank di Londra, dove sta protestando contro il mondo della finanza.
Per lui - che sostiene il razionamento e la compravendita della CO2 personale come fosse un bene - e per un’altra “ribelle”, Hilary Harris 66 anni, una delle 1'600 persone arrestate durante le proteste di Extinction Rebellion, non c’è un attimo da perdere. Occorre agire e chiedere al governo che faccia di più per l’emergenza climatica.
La protesta, iniziata in diverse città al mondo lunedì 7 ottobre e durata due settimane, a Londra non fa però l'unanimità. C’è chi accusa di ipocrisia i manifestanti “che guidano auto e prendono aerei proprio come gli altri” e chi ritiene che non sarà mai possibile chiedere alla popolazione di alimentarsi diversamente togliendo la carne dalla tavola o chiedendo loro di non prendere aerei per andare in vacanza.
“Per cambiare le cose occorre prima di tutto partire da se stessi”, spiega Joshua Flood. “Se mi dicessero di rinunciare ai cavoli in tavola per salvare il pianeta lo farei, ma all’hamburger o alla possibilità di viaggiare nel mondo… no a queste cose non rinuncerei”, chiosa scherzando un altro londinese, Nathan Knight.
E voi, da che parte state?
Chiara Bruschi