L'Africa è responsabile solo del 3,8% dei gas serra, ma è il continente che soffre maggiormente gli effetti della crisi climatica. I Paesi della fascia saheliana e dell’Africa Occidentale sono tra i più esposti, dovendo fronteggiare fenomeni come la desertificazione, l’erosione delle coste e la salinizzazione delle fonti d’acqua dolce. Il tutto unito con un tasso di crescita della popolazione mediamente elevato.
Ad elementi globali si aggiungono anche fattori “umani”, quali land grabbing, disboscamento, sovrapesca e costruzione di grandi progetti industriali. Una somma di elementi che, soprattutto nel Sahel, ha trascinato a guerre inter-comunitarie per il controllo delle poche risorse residue e la progressiva avanzata del fronte jihadista.
Stando ad un rapporto della Banca Mondiale, tra 200 e 250 milioni di persone nel mondo saranno costrette ad abbandonare la propria casa per motivi climatici entro trent’anni. Un dato spaventoso che coinvolge anche il Senegal.
È tempo di agire per salvare l'Africa
Yero Sarr, 21 anni, studente di fisica e chimica all’università di Dakar, è il cofondatore di Fridays for future Senegal. Il giovane attivista è un fermo sostenitore della causa globale per il clima. “C’è un collegamento stretto tra le rotte migratorie che si aprono dal Senegal e ciò che avviene a livello climatico - ci dice Yero - I numeri sono allarmanti, se si vogliono fermare questi fenomeni serve una risposta globale e sistemica”. Una battaglia, quella per il clima, che Sarr ha iniziato già a 18 anni, ma che gli è costata minacce di morte e una mascella rotta. “I miei coetanei scappano perché è l’unica soluzione. Bisogna partire da qua. Cambiare le cose qua. E io voglio essere parte di questo cambiamento”, conclude Yero.
Carlotta Giauna - Davide Lemmi - Marco Simoncelli