Tra Yemen e Arabia Saudita c’è una guerra che già dura da tre anni, ma le distanze tra i due Paesi si sono accresciute dal 2013. In quell’anno, infatti, l’Arabia Saudita ha completato la costruzione di 1800 chilometri di muro sul confine yemenita, dal versante occidentale sul Mar Rosso fino al confine con l’Oman a Est. Il progetto, costato 20 miliardi di dollari, era stato approvato e inaugurato già dieci anni prima, nel 2003, con appena 75 chilometri di muro. La ragione ufficiale per la costruzione, di questo muro da parte delle autorità saudite è sempre stata il rischio terrorismo.
Un confine poroso
Dal 2012 in poi, infatti, dopo la rivoluzione yemenita, i confini tra i due Stati sono diventati molto più porosi. Migliaia di immigrati illegali, traffico di minori, traffico di droga e traffico di armi li hanno resi pericolosi da praticare, soprattutto per le pattuglie di guardia al confine, molte delle quali hanno perso la vita. Nonostante un imponente apparato di protezione di 40 torrette con radar di altissima precisione, le bande di trafficanti sono riuscite a creare delle brecce sul muro, complice la capacità di corruzione del personale adibito ai controlli di confine.
Saif è uno di questi bambini trafficati, trasformato dai suoi rapitori in trafficante di droga in Arabia Saudita, arrestato dalla polizia saudita al confine e rimpatriato in Yemen. Oggi Saif vive in un orfanotrofio per bambini trafficati nella città di Haradht, al confine tra Yemen e Arabia Saudita e ci rimarrà finché qualche membro della sua famiglia non verrà a prenderlo. Il suo sogno è tornare a casa per giocare con le sue sorelle ma non è detto che ci riesca. Finora nessuno è venuto a reclamarlo e le città yemenite confinanti di Haradht, Saada e Hajja, da cui Saif proviene e dove risiede la sua famiglia, sono da tre anni obiettivo costante dei bombardamenti della Coalizione araba a guida saudita. Questi raid aerei hanno colpito e ucciso migliaia di civili, comprese ambulanze che trasportavano feriti e strutture ospedaliere. L'ultimo giovedì 9 agosto 2018.
Laura Silvia Battaglia