Tanto tuonò che... veramente piovve. Quanto emerso per mesi dai vari sondaggi si è puntualmente verificato, e con un impatto davvero senza precedenti per gli equilibri politici a Palazzo federale. Resta certamente da vedere l'assetto definitivo che avrà il Consiglio degli Stati dopo la serie di ballottaggi in programma per il prossimo mese. Ma la tanto evocata "onda verde" si è già manifestata con impeto e con ripercussioni che potrebbero essere incisive per il corso della nuova legislatura.
Un voto contro vecchie dinamiche
I numeri parlano chiaro: da Ginevra a Zurigo, da Berna fino al Ticino, le forze ambientaliste hanno fatto davvero il botto. Le proporzioni del successo di ecologisti e Verdi liberali hanno un che di epocale per una scena politica così poco abituata agli scossoni come quella elvetica. Il dato, inequivocabile, dà la misura dei tempi e di una dialettica ormai fortemente influenzata, in Svizzera come in tutto il mondo, dai temi ambientali. Al tempo stesso, però, sembra anche rispondere ad una più generale ansia di rinnovamento che investe l'elettorato e che coinvolge, segnatamente, le giovani generazioni.
Il voto ha sancito per gli ecologisti la conquista in un colpo di ben 17 seggi al Nazionale. Un risultato senza precedenti. In netta crescita anche i Verdi liberali
A fare le spese del successo ambientalista sono infatti tutti gli altri maggiori partiti: con ogni probabilità rei, agli occhi di una larga parte dell'elettorato, di non aver colto fino in fondo tante istanze volte al cambiamento e concernenti non solo le questioni climatiche, ma anche un approccio più deciso a problemi che si trascinano insoluti da anni, come i costi della salute e la crisi del sistema previdenziale.
Gli ambientalisti e i reali margini di manovra
Verdi e Verdi liberali vengono quindi ora identificati, da tutti questi elettori, come i referenti politici più credibili nell'ottica di svolte risolutrici. Ma in che misura potranno realmente promuoverle? Difficile dirlo: sia alla luce dei gruppi d'interesse che continuano a condizionare il consenso su soluzioni in Parlamento (si pensi, ma non solo, ai difficili dibattiti sull'assicurazione malattia), sia per il fatto che l'onda verde, per quanto intensa, va comunque rapportata ad un quadro delle forze in campo che resta articolato e mantiene una sua stabilità.
Si spostano verso il centro-sinistra gli equilibri politici al Nazionale. Ma la destra resta lo schieramento più forte
UDC e PLR perdono la loro lieve maggioranza al Nazionale, ma restano pur sempre detentori, complessivamente, di un'ottantina di seggi. I Verdi liberali avanzano ma l'area del centro, alla quale sono ascrivibili, esce comunque provata dalle secche perdite subite da PPD e PBD. Quanto alla sinistra, l'avanzata dei Verdi, non va dimenticato, si è esplicitata almeno in parte a scapito degli stessi socialisti. Gli ecologisti, infine, crescono anche agli Stati. Ma della Camera dei cantoni resta ancora da eleggere una buona metà dei membri. Ed è prevedibile che PLR e PPD, dopo i ballottaggi, manterranno posizioni di preminenza in questo ramo del Parlamento.
Se è quindi verosimile che le politiche climatiche avranno maggiore risalto sotto il cupolone, non è affatto detto che su altri temi di cruciale importanza Verdi e Verdi liberali possano riuscire a capitalizzare, con le loro proposte, il successo da essi ottenuto alle urne. In altre parole, a prevalere potrebbero ancora essere dinamiche politiche ora intaccate, ma certamente non infrante.
Equilibri non mutati più di quel tanto
Alla fine poi, e indipendentemente da ogni nuova o vecchia alleanza che dovesse nascere nel corso della 51esima legislatura, una cosa appare certa. Scivolone a sinistra o meno in Svizzera, le decisioni veramente importanti finiscono sempre davanti al popolo. Non hanno forse già annunciato i democentristi il lancio di un referendum contro le misure che ora anche il Nazionale, seguendo gli Stati, propone per la lotta al riscaldamento climatico?
E poi, che diamine, nelle prossime settimane il successo dei Verdi rilancerà e a seconda di quanto capiterà agli Stati legittimerà, il dibattito sull'opportunità di rivedere correggendola in chiave ecologista, la "formula magica" del Consiglio federale.
Si intensifica, ora, il dibattito su un ingresso degli ecologisti nel Governo del Paese. Ma con quali reali possibilità?
Temi appassionanti per il pubblico e per la stessa Assemblea federale che non vorrà rinunciare alla possibilità di poter influenzare l'imminente discussione sul tema dei temi. Ossia su quell'accordo quadro con l'Unione europea che il ministro degli esteri ha messo nel frigo in attesa, dicono i maligni, del responso elettorale. Ma allora, se oggi nonostante l'onda verde gli equilibri in campo non sono poi cambiati più di quel tanto, che cosa dobbiamo aspettarci da questa nuova Assemblea federale? Una specie di "avanti così", nella più squisita e moderata tradizione elvetica?
Alex Ricordi - Marco Petrelli