Banjul si muove lentamente durante il ramadan. Fino al crepuscolo le strade, solitamente affollate, sono vuote. In un parcheggio del quartiere di Bakau, i tassisti, tutti giovanissimi, aspettano i clienti e sognano l’Europa. “Vogliamo andarcene, non c’è futuro qua”. Ahmed ha 20 anni e dice di avere amici a Milano che potrebbero ospitarlo.
Il Gambia oltre ad essere uno dei più piccoli Stati africani è un luogo di forte emigrazione. In percentuale, tra le nazionalità di maggiore sbarco sulle coste mediterranee. Le stime mostrano infatti che attualmente ci sono 140.000 gambiani all'estero. Un dato che rappresenta circa il 7% della popolazione totale, poco più di 2 milioni.
Open Arms sempre ferma
Telegiornale 19.08.2019, 22:00
L'ondata di giovani che intraprende il pericoloso viaggio attraverso il Sahara e il Mediterraneo, ha avuto serie implicazioni per le comunità e lo sviluppo nazionale. Nonostante la caduta nel 2016, dopo oltre 22 anni di potere, del dittatore Yahya Jammeh, il Paese fatica a riemergere dallo stallo economico in cui si trova. Il Gambia è infatti al 174° posto al mondo come indice di sviluppo umano, mentre il reddito pro capite, nonostante sia in crescita dal 2016, attualmente è di 518 dollari all’anno, sotto ai livelli del 2010.
Mustapha Salleh è uno dei quasi 4000 gambiani che hanno accettato il ritorno volontario da UE e Libia, attraverso il programma dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni. Una volta tornato ha deciso di trasmettere la sue esperienza ad altri potenziali migranti, cercando così di scoraggiare la via del deserto.
Davide Lemmi - Marco Simoncelli