Da una parte la necessità di accelerare tutte le misure necessarie per migliorare lo stato ambientale, a cominciare da una più stringente limitazione delle emissioni di gas serra. Dall’altra le pressioni di numerosi Stati per minimizzare i dati sull’inquinamento dei combustili fossili così come i fondi destinati ai paesi in via di sviluppo per sostenerne la transizione ecologica. Vantaggi economici e priorità geopolitiche contrastanti che rischiano di compromettere la riuscita della COP26, cruciale conferenza internazionale Onu sulla lotta ai cambiamenti climatici.
A sollevare dubbi e scetticismo non sono solo le defezioni del presidente cinese Xi Jinping, di quello russo Vladimir Putin o di altri leader di colossali economie emergenti, ma anche le pressioni di un ampio gruppo di nazioni del fronte occidentale che, dietro le quinte, stanno cercando di annacquare - nel nome dei rispettivi interessi – gli impegni che dovranno essere sottoscritti in Scozia. E che – a detta di numerosi esperti e attivisti – sono comunque insufficienti a garantire il futuro del Pianeta. Ecco perché il summit di Glasgow – la 26esima Conferenza sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite - appare già come una sfida controcorrente rispetto agli auspici più ambiziosi.