Il 9 agosto del 1945 la città di Nagasaki viene distrutta da una bomba atomica. Le vittime stimate: 120.000. "Fat Man", l’ordigno sganciato sulla città giapponese dall’aeronautica militare statunitense, spazzò ogni forma di vita nel raggio di chilometri. Tra le macerie, però, resistettero miracolosamente alcune piante di cachi che furono curate e protette da botanici e agronomi locali. Da quegli esemplari furono poi ricavati dei semi e successivamente delle piante di seconda generazione.
Fin dal 1995, il progetto artistico internazionale “Kaki Tree Project - Revive Time”, nato dall’incontro tra l’arboricoltore di Nagasaki Masayuki Ebinuma e l’artista Tatsuo Miyajima, dona alle scuole una pianticella di seconda generazione di cachi sopravvissuti al bombardamento atomico. Attualmente, a 76 anni dal terrificante evento sono stati piantumati alberelli di cachi in 312 luoghi di 26 Paesi del mondo come simbolo di pace e di memoria.
Nel 2015, a Roma, l’associazione Respiro Verde Legalberi ha aderito al progetto insieme alla Facoltà di Studi Orientali dell’Università “La Sapienza” e un cachi di Nagasaki è stato messo a dimora nel quartiere Esquilino all’interno del Giardino di Confucio che oggi è adiacente al Polo Didattico del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre.
Dario Lo Scalzo