Roma vive da mesi nell’emergenza rifiuti, con quartieri che ciclicamente vedono le strade invase da sacchetti di spazzatura che, per giorni, nessuno raccoglie. Se a ciò si agggiunge il fatto che l’11 dicembre 2018 un incendio al Tmb - centro per il trattamento meccanico biologico dei rifiuti – ha reso inagibile la struttura nella quale venivano lavorate ogni giorno fino a 700 tonnellate di rifiuti, il quadro è ancor più nitido.
“I cittadini se la prendono con gli operatori Ama (Azienda municipale ambiente). C’è una mancanza di consapevolezza collettiva. Non c’è nessuno che se la prende con chi non li mette in condizione di lavorare, non fa le scelte giuste per gestire una società (l’Ama ndr) che riceve 800 milioni di euro l’anno. La sindaca Raggi alimenta questa mancanza di consapevolezza”, dice Giovanni Caudo, presidente del Municipio Roma III.
Il futuro del Tmb è ancora incerto. I gruppi di cittadini del quartiere chiedono che si proceda a una definitiva chiusura dell’impianto che per anni ha avvelenato l’aria e condizionato la loro vita. Sebbene la sindaca Raggi abbia promesso che l’impianto verrà chiuso e trasformato in un’area verde con biblioteche e parchi, molti cittadini “non si fidano e non si sentiranno sicuri fino a quando non vedranno le carte”, spiega Maria Teresa Maccarrone.
Valerio Maggio