Proliferano accanto a noi, sulla nostra pelle e nelle nostre viscere: cinquemila specie diverse per 40mila miliardi di batteri, un chilo e mezzo di materia organica che vive con noi, dentro di noi, sono i numeri del nostro microbioma, una sorta d’impronta vitale che ci identifica in maniera univoca e da cui dipende anche il nostro benessere psicofisico. Poi ci sono i cosiddetti agenti patogeni: batteri, virus e funghi che ci aggrediscono mettendo alla prova il nostro sistema immunitario. E se le nostre difese non bastano, ricorriamo ad armi come i vaccini nel caso dei virus, o gli antibiotici se si tratta di batteri… farmaci che salvano vite, ma che possono perdere efficacia di fronte a mutazioni di virus o a batteri sempre più resistenti. In questi casi, l’impatto può essere devastante, lo abbiamo visto con la pandemia da coronavirus SARS-CoV-2. E la paura torna ogni volta che spuntano agenti patogeni sconosciuti, come nel caso della nuova epidemia che alla fine di ottobre 2024 ha colpito una regione remota del Congo, mettendo in allerta le agenzie sanitarie di tutto il mondo, rivelatasi poi una combinazione di infezioni già conosciute, come dichiarato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
L'ospedale di Panzi, in Congo, dove è stato registrato il focolaio
Paesi come il Congo e il Camerun, con le loro foreste pluviali, sono uno dei principali bacini verdi del pianeta; qui vive una grandissima varietà di specie animali e un’enorme quantità di virus: il luogo ideale per quel salto di specie (spillover) che permette a un patogeno del mondo animale di adattarsi e riprodursi nell’organismo umano. In questa regione, circa cento anni fa è avvenuto proprio il salto di specie che ha dato inizio all’epidemia di HIV.
"Spillover" di David Quammen, Adelphi (dettaglio copertina)
“Le sfide sanitarie che ci attendono sono tante” - dice il prof. Enos Bernasconi, primario di infettivologia dell’EOC di Lugano - “sappiamo che l’evoluzione di questi virus porterà un giorno o l’altro una nuova pandemia. Se poi parliamo di rischi legati ai cambiamenti climatici, le conseguenze si vedono già anche in Ticino, con l’arrivo della zanzara tigre abbiamo trovato zanzare portatrici del virus della febbre del Nilo (West Nile), per non parlare dei casi autoctoni di dengue trovati in paesi confinanti come l’Italia e la Francia”.
Malattie tropicali
RSI Info 29.10.2023, 18:00
Ma c’è un’altra epidemia che deve preoccuparci e che sta diventando una vera e propria emergenza, ed è quella legata alla cosiddetta AntiMicrobial Resistance (AMR), o resistenza agli antibiotici. Da quando Alexander Fleming nel 1928 scoprì la penicillina, l’uso massiccio e spesso inappropriato di quei farmaci salvavita che sono gli antibiotici ha contribuito a selezionare batteri sempre più resistenti, col rischio di rendere mortali malattie che ormai non facevano più paura come polmoniti o banali infezioni.
La resistenza agli antibiotici è un fenomeno naturale: i batteri, così come i funghi, adottano e sviluppano strategie per difendersi. A partire dalla metà degli anni Quaranta del secolo scorso, abbiamo cominciato a utilizzare una grande quantità di antibiotici in medicina umana e veterinaria, amplificando questo fenomeno naturale: i batteri si riproducono in tempi molto rapidi e per farlo devono copiare il loro materiale genetico (DNA). In questo processo, possono avvenire errori di copiatura, mutazioni, e alcune di queste possono portare allo sviluppo di organismi resistenti ai farmaci, che poi moltiplicandosi diventano dominanti.
Super-batteri e antibiotici
Il giardino di Albert 14.12.2024, 18:00
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Un recente studio pubblicato sulla rivista medica Lancet, ha stimato che da qui al 2050 la resistenza agli antibiotici potrebbe uccidere fino a 40 milioni di persone. Oggi, le infezioni da superbatteri provocano più di un milione di decessi all’anno, peggio di quanto abbiano mai fatto l’Hiv e la malaria. Il progetto Global Research on Antimicrobial Resistance (GRAM) - guidato dalle Università di Oxford e Washington – i cui risultati sono stati pubblicati nello studio su Lancet, ha mostrato come senza un cambio significativo sia nelle strategie di prevenzione della diffusione delle infezioni, sia dell’antibiotico resistenza e senza una efficace ricerca di nuovi antibiotici, nel 2050 i decessi causati da questi superbatteri potrebbero sfiorare quota due milioni l’anno. I rischi maggiori saranno per i più fragili: bambini, persone con patologie debilitanti, pazienti oncologici e anziani. A livello globale, i paesi più colpiti invece saranno India, Bangladesh e Pakistan e alcune aree dell’Africa subsahariana, ma anche nei paesi occidentali l’AMR si candida a diventare la prima causa di morte.
Eccessivo consumo di antibiotici
Il Quotidiano 21.11.2024, 19:00
Chi non ha mai avuto la sbadataggine di usare un antibiotico per un raffreddore o per un’influenza? O magari ha interrotto la cura di antibiotici prescritta dal medico prima del termine? Questi comportamenti rientrano fra le cause che hanno portato al fenomeno della resistenza agli antibiotici, a cui si aggiunge l’uso massiccio che si è fatto negli allevamenti, soprattutto quelli intensivi e in acquacultura. Su queste cause si può agire subito e lo si sta facendo, ma poi servono incentivi e nuovi modelli di finanziamento per rendere la ricerca di nuovi antibiotici economicamente interessante per l’industria farmaceutica: l’ultima classe di antibiotici che è stata scoperta risale agli anni ‘80.
La Svizzera dal 2016 si è dotata di strumenti propri per affrontare l’AMR e secondo l’ultimo report pubblicato a metà novembre, lo Swiss Antibiotic Resistance Report 2024 (SARR 2024), a differenza di quanto accade in tante regioni del mondo, nel nostro Paese c’è stata una riduzione del consumo di antibiotici – soprattutto nell’ambito della medicina veterinaria – e una temporanea stabilizzazione della situazione relativa alle resistenze, ma i margini di miglioramento sono ancora ampi. Inoltre, come spiega la ricercatrice SUPSI Federica Mauri nella puntata del Giardino di Albert sui superbatteri, un ruolo importante lo hanno e lo avranno sempre di più i depuratori delle acque reflue: oggi, in Svizzera, circa il 15% delle acque è sottoposto a un’ulteriore fase di depurazione per ridurre l’immissione di antibiotici nei corsi d’acqua, entro il 2040 questa quota salirà al 70%. Tutto questo rientra nel cosiddetto Piano d’azione One Health 2024–2027 della StAR (Strategia resistenze agli antibiotici), avviato dal Consiglio federale e che rafforza le misure attuate con successo dal 2016 nel quadro della StAR. L’approccio One-Health nasce da una visione olistica del modello sanitario in cui si integrano medicine diverse e si riconosce per la prima volta che la salute umana, quella animale e dell’intero ecosistema sono profondamente connesse.
Pandemia
Moby Dick 08.02.2025, 10:00
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