Ossitocina e vasopressina: sono i due ormoni alla base dell'amore, come confermato da uno studio dell'Università della California. La "chimica dell'amore" non è una novità, ma non si rischia di farlo sembrare quasi una malattia? "Se l'amore è una malattia, si può anche curare", risponde Domenica Bruni, del dipartimento di scienze cognitive dell'Università di Messina, autrice del libro "Storia naturale dell'amore".
"La cosa che emerge da questi studi chimici e biologici, è che l'amore sembra andare contro il senso comune", spiega la professoressa, "perché è un istinto radicato nella nostra natura come avere fame o sete. E ci scopriamo meno protagonisti di quello che pensiamo, succede qualcosa nel nostro cervello che ci rende in un certo senso vittime (...). Aumenta la dopamina e si abbassa la serotonina".
È quindi anche possibile, in un certo senso, creare un "filtro d'amore". La ricetta? "Se vogliamo provare a fare innamorare una persona di noi, dobbiamo cercare di fare qualche attività euforica, pericolosa, un azzardo, perché questo stimola il nostro cervello e ci lega a lei".