L’Isola di Pasqua, situata al largo delle coste cilene, deve il suo nome ad un esploratore olandese, Jacob Roggeveen, il primo colono a metterci piede 303 anni fa. Lo fece proprio il giorno di Pasqua di quell’anno, il 5 aprile del 1722.
Da quel momento la piccola Isola, chiamata Rapa Nui in lingua indigena, è diventata uno dei luoghi più affascinanti del Pianeta, dove i destini di indigeni, colonizzatori, avventurieri e scienziati s’intrecciano tra tante domande, alcune delle quali ancora oggi sono senza risposta.
Isola di Pasqua
Il giardino di Albert 19.04.2025, 17:00
Tra le storie più intriganti – oltre a quelle legate alle popolazioni autoctone e alla loro cultura, già presenti sull’Isola ben prima dell’arrivo dei coloni – c’è quella della rapamicina, una molecola prodotta da un batterio trovato proprio su quel lembo di terra.
Il batterio Streptomyces hygroscopicus fu rinvenuto per caso sull’Isola nel 1964 da due scienziati, appartenenti a una spedizione scientifica canadese, che volevano studiare gli ecosistemi di quella nicchia ecologica unica e i loro abitanti. Lo vollero fare prima della costruzione dell’aeroporto, così da poter studiare l’ambiente prima dell’arrivo di nuove influenze di origine antropica dal continente.
I ricercatori erano in particolare incuriositi dal fatto che gli indigeni, pur essendo sempre scalzi, non contraevano mai il tetano, causato da un batterio che vive nella terra. Per questo motivo prelevarono dei campioni di terreno da analizzare. La storia ci dice che non trovarono mai alcuna traccia di batteri legati al tetano, ma conservarono i campioni di terriccio per ulteriori analisi. Finiti successivamente in mano ad un altro laboratorio di ricerca, i campioni di suolo dell’Isola di Pasqua rivelarono invece la presenza di Streptomyces hygroscopicus, un batterio in grado di produrre un potente agente antifungino, che impiega per combattere alcuni dei suoi antagonisti: i funghi. La sostanza fu battezzata rapamicina in onore del luogo d’origine, Rapa Nui.

La rapamicina è conosciuta con il nome generico di Sirolimus
In laboratorio si è scoperto che la rapamicina, il cui nome generico è Sirolimus, nei funghi inibisce la formazione di una proteina chiamata mTOR (bersaglio meccanicistico della rapamicina). Per semplificare possiamo dire che la mTOR funge da centro di controllo della crescita cellulare. In pratica il batterio dell’Isola di Pasqua usa la rapamicina per disturbare la produzione della mTOR dei funghi – suoi pericolosi concorrenti – e inibirne dunque la crescita.
Questi effetti sono poi stati osservati e confermati anche in altri organismi. Ma l’interesse per questa molecola è decisamente esploso dopo che una ricerca pubblicata su Nature nel 2009 ha rivelato che i topi a cui era stata somministrata, hanno mostrato una maggiore speranza di vita rispetto ai topi non trattati con la rapamicina.
Negli anni si è scoperto che la rapamicina ha degli effetti anche sull’essere umano ed è in grado di regolare la crescita, la proliferazione e la sopravvivenza delle nostre cellule. Per questa sua capacità, circa 20 anni fa ha ricevuto l’approvazione della Food and Drug Administration (FDA) e dalla European Medicine Agency (EMA) come farmaco per prevenire il rigetto nel caso di trapianto di organi.

I Moai dell'Isola di Pasqua sono i simboli più celebri della cultura Rapa Nui
Ma le ricerche sugli effetti della rapamicina sulla nostra durata di vita sono ancora in corso e in pieno fermento. Nei test condotti finora non sono mancati gli effetti secondari, che vanno dalle afte alla bocca, all’aumento del colesterolo e del glucosio nel sangue. E sebbene molti esperti siano già ora convinti che questa molecola ci aiuterà ad allungarci la vita, in attesa di ulteriori ricerche sull’essere umano, non si può ancora confermare che la rapamicina sia davvero il tanto bramato elisir di lunga vita.
Staremo a vedere. Quel che è certo è che la rapamicina è una molecola molto promettente, scoperta quasi per caso e che, così come la cultura Rapa Nui, nasconde ancora qualche segreto che aspetta solo di essere svelato.
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