Da settimane si susseguono i titoli di stampa sui problemi nella gestione dei numerosi progetti dell’esercito svizzero, anche se in realtà è dal giugno scorso che la gestione del budget militare fa discutere, da quando era emerso che già per quest’anno mancava un miliardo di franchi per far fronte alle spese di progetti già pianificati e che quindi avevano dovuto essere fissate delle priorità. La recente lettera inviata dalla delegazione delle finanze del Parlamento ha fatto suonare l’allarme: sette grandi piani di armamento e informatici, per un totale di spesa di 19 miliardi di franchi, presentano grossi rischi. Una lettera che fa il paio con le critiche formulate a fine 2024 dal Controllo federale delle finanze.
Il blasone del Dipartimento della difesa, della protezione della popolazione e dello sport ne ha risentito e la dimissionaria Viola Amherd - ormai prossima alla partenza del Consiglio federale - ha provato un’ultima volta a migliorare l’immagine del DDPS. Venerdì si è presentata davanti ai media per riconoscere di aver informato in modo insufficiente l’opinione pubblica. I cittadini, ha ammesso, hanno diritto di sapere, perché sono questioni relative alla sicurezza del Paese e si tratta di un investimento di soldi pubblici, destinato oltre tutto in futuro a crescere. La Confederazione, seppure in tempi di risparmi, vuole portare nei prossimi anni la spesa militare alla soglia dell’1% del PIL, che equivale a oltre 8 miliardi di franchi annui (il budget per il 2025 è di 6,3 miliardi). “Al Dipartimento della difesa”, ha detto la sua responsabile, “c’è potenziale per far meglio (...) Le sfide sono grandi e la situazione non è soddisfacente. Stiamo facendo tutto il possibile per portare a termine questi progetti ma ci sono ostacoli che non possiamo rimuovere”.
In particolare, nella lettera della delegazione veniva criticata la gestione “insoddisfacente” dell’ordinazione di droni israeliani, ma anche il nuovo sistema di sorveglianza dello spazio aereo è in ritardo, l’introduzione di un nuovo software è in sospeso, la sostituzione dei sistemi di telecomunicazione mobile potrebbe fallire. La nuova rete di comando dell’esercito è posticipata. Lo stesso dicasi per il progetto chiave Rete di dati sicura plus (RDS+), che ha lo scopo di creare entro il 2027 la base per il trasporto di dati su banda larga per i sistemi impiegati nel campo della protezione della popolazione.
I droni israeliani, progetto simbolo fra quelli problematici
Con Amherd davanti ai giornalisti di Palazzo anche il capo dell’esercito Thomas Süssli, secondo il quale per il contribuente “non c’è stato alcun danno economico” anche se “alcuni progetti hanno accumulato ritardo” e sono fonti di preoccupazioni. Ci si continua a muovere, ha insistito, nei limiti di spesa approvati dal Parlamento. Attualmente, ha spiegato Süssli, il DDPS conduce 160 progetti di ampio respiro, più ulteriori 1’400 nel ramo immobiliare. Della maggior parte di essi, ha detto, “non si sente mai parlare sulla stampa perché vanno in porto senza problemi”.
Il Dipartimento della difesa ha nel contempo diffuso un comunicato per ribadire che due progetti chiave procedono secondo la pianificazione originale: “la Nuova piattaforma di digitalizzazione (NPD) doterà l’Esercito svizzero di una piattaforma d’esercizio sicura, protetta da attacchi informatici, su cui sarà gestito anche il moderno sistema di condotta e di comunicazione delle Forze aeree, in fase di sviluppo nel quadro del progetto C2Air”. Un progetto, questo, che riguarda la sorveglianza dei cieli svizzeri, la direzione degli impieghi dell’aviazione militare e l’identificazione di aerei ed elicotteri, civili e militari, che sorvolano il Paese.
In particolare, per C2Air, ha spiegato Süssli, l’esercito ha incaricato una società di consulenza (la KPMG, ndr) di assisterlo presentando un rapporto sulla gestione della qualità e dei rischi. “Dopo la presentazione di una bozza nel terzo trimestre, a fine 2024 è stata sottoposta la prima versione determinante del rapporto, contenente raccomandazioni sulle necessità d’intervento a livello tecnico e organizzativo”, si legge nel comunicato diffuso venerdì. Il Dipartimento e il comando dell’esercito restano convinti che l’integrazione di C2Air sulla piattaforma NPD sia una soluzione tecnicamente corretta, che viene ancora perseguita con una nuova struttura operativa (le risorse di personale a disposizione sono state unite) e sotto una nuova direzione.
Sarebbe proprio questo punto, però, a creare i maggiori problemi, secondo quanto svelato giovedì sera da SRF. In ottobre la radiotelevisione della Svizzera tedesca aveva chiesto all’esercito tutti i rapporti preparati da KPMG. Due mesi dopo, si legge nell’articolo, ne era arrivato uno solo con lo stato del progetto nel quarto trimestre, con numerosi passaggi oscurati “per ragioni di sicurezza interna ed esterna”. Fra questi ogni riferimento alla versione del terzo trimestre - forse quella che il DDPS definisce una bozza - che non è mai giunta nemmeno sul tavolo delle commissioni parlamentari per la politica di sicurezza. SRF ritiene che l’esercito lo voglia “nascondere sotto il tappeto”, ma è riuscita in seguito a procurarsi comunque il documento, classificato come “interno”.
Sulla base dei documenti consultati e delle interviste condotte con le persone coinvolte, la KMPG arrivava alla conclusione che gli stessi esperti IT impiegati in questo ambito ritenessero impossibile integrare il sistema di monitoraggio dello spazio aereo - chiamato SkyView - sulla piattaforma di digitalizzazione NPD entro i tempi previsti (il 2029). Consigliava quindi di abbandonare questa esigenza. Chi prende le decisioni, in primo luogo lo stesso Süssli, tuttavia, non ha ascoltato il parere e ha voluto proseguire per la strada stabilita, con il rischio che il progetto “fallisca completamente o parzialmente”.
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Notiziario 31.01.2025, 11:00
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