Svizzera

“La Svizzera può e deve lanciare un processo di pace”

Sono le parole di Nicolas Bideau, intervistato in seguito alle critiche mosse dalla Cina sulla Conferenza in programma sul Bürgenstock

  • 2 giugno, 21:17
  • 3 giugno, 09:06
Bürgenstock

Il Bürgenstock, dove il 15 e il 16 giugno prossimi si terrà la Conferenza sulla pace in Ucraina

  • Keystone
Di: ATS/RSI Info

Mancano due settimane alla conferenza sulla pace in Ucraina, che si terrà sul Bürgenstock, nel canton Nidvaldo. Un appuntamento a cui prenderanno parte oltre ottanta paesi (sono quelli che per ora hanno accettato l’invito della Confederazione). Ma si parla dell’assenza della Cina e di altri paesi strategici che stanno tentennando.

Fatto sta che organizzando una conferenza sulla pace in Ucraina, la Svizzera si assume dei rischi. Ma Berna ha il dovere di premere per la pace. È quanto afferma Nicolas Bideau, capo della comunicazione del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), guidato da Ignazio Cassis.

“La Svizzera può e deve lanciare un processo di pace” dice Bideau ai microfoni della RTS. Interrogato sulle critiche mosse dalla Cina, ha affermato che tutti vogliono la stessa cosa: “Smettere di parlare di guerra e discutere di pace”. Da quando dalla città federale sono partiti gli inviti a più di 160 paesi, “parliamo di pace, parliamo sempre anche di guerra, ma abbiamo messo la pace nell’agenda della comunità internazionale”.

Nicolas Bideau

Nicolas Bideau

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Per il 54enne non si può aspettare che taccia il cannone. “È ora di trovare una formula comune per lanciare l’intera comunità internazionale sulla pace, ed è quello che cercheremo di fare”. Le discussioni al Bürgenstock si concentreranno su questioni “essenziali” come la sicurezza alimentare, la salvaguardia nucleare e lo scambio di prigionieri. Su questi temi “dobbiamo discutere ora, non quando le armi potranno tacere” ha aggiunto Bideau.

Il responsabile della comunicazione del DFAE respinge l’accusa di chi considera troppo occidentale il vertice. Circa 80 stati hanno annunciato la loro partecipazione, la metà dei quali in Europa. “Non è male”, ha sostenuto, sottolineando che il sud globale è rappresentato, malgrado le critiche della Cina.

La Svizzera segue i dettami dell’Ucraina? “Non facciamo quello che ci dice Kiev, ma quello che pensiamo sia giusto e imparziale per la pace”, ha argomentato Bideau. A suo avviso i risultati dell’evento si misureranno sulla base della rappresentatività degli Stati presenti e della qualità delle dichiarazioni adottate. La diplomazia dei buoni uffici significa correre dei rischi, ha aggiunto.

Il funzionario del DFAE sottolinea che la Svizzera ha parlato con Pechino da febbraio e che la Cina ha inizialmente accolto con favore l’iniziativa elvetica. Aveva posto tre condizioni per la presenza al Bürgenstock, tra cui la partecipazione di Mosca. “Avere la Russia al tavolo è importante per la Cina come per noi: stiamo facendo tutto il possibile affinché ciò avvenga”, ha insistito Bideau. La Confederazione rimane in contatto con il paese di Vladimir Putin: “fino all’ultimo momento, faremo del nostro meglio per coinvolgere la Russia in un modo o nell’altro”, ha assicurato.

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