Svizzera

A Davos si rivede Alain Berset

L’ex consigliere federale è fra le personalità di spicco del WEF 2025, nel suo ruolo di segretario generale del Consiglio d’Europa - INTERVISTA

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Berset, in margine ai lavori del WEF, si è incontrato oggi, mercoledì, col consigliere federale Beat Jans

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Di: Radiogiornale-Alan Crameri 

A Davos, fra le varie personalità convenute quest’anno per il Forum economico mondiale, si segnala il ritorno di una vecchia e autorevole conoscenza del WEF: Alain Berset, che è presente in qualità di segretario generale del Consiglio d’Europa, istituzione che ha lo scopo di promuovere i diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto nei suoi 46 Paesi membri, fra i quali la Svizzera. Berset, eletto segretario generale a metà 2024, esercita l’importante incarico dallo scorso settembre. Alan Crameri per il Radiogiornale ha incontrato l’ex consigliere federale, chiedendogli, anzitutto, quanto è diverso ora il suo sguardo sul WEF rispetto a quando faceva parte del collegio governativo.

“Ovviamente ho un ruolo diverso, ma col vantaggio di conoscere già il luogo e molte persone. A cambiare sono soprattutto i temi, rispetto a prima”.

Quali sono qui le sue priorità, le persone che incontra?

“Ho incontrato ad esempio il presidente Vucic della Serbia, che è un membro importante del Consiglio d’Europa, ma ho parlato anche coi capi di Stato del Bhutan e della Repubblica democratica del Congo, così come con la direttrice di Human Rights Watch. Sono occasioni importanti per far avanzare le cose. È come piantare dei piccoli semi, che poi annaffieremo e cresceranno”.

Quali sono le impressioni che raccoglie qui a Davos sull’epoca in cui viviamo? I discorsi di Trump, di von der Leyen e di altri evidenziano che ci sono visioni molto opposte...

“Dopo 30 anni di apparente stabilità ora siamo in una fase caotica, con populismi, crisi e guerre. Si sta cercando un nuovo equilibrio e dobbiamo fare in modo che il nuovo ordine sia il più favorevole possibile alle popolazioni dei nostri Paesi. I toni dei discorsi sono il sintomo di questo mondo caotico e poco strutturato in cui viviamo oggi”.

E organizzazioni come il Consiglio d’Europa stanno perdendo rilevanza in questo mondo, non crede?

“Guardi, se penso ad esempio all’Ucraina, il Consiglio d’Europa è l’unica organizzazione multilaterale che può agire. Le altre, come l’ONU, sono paralizzate dalla presenza della Russia, che può bloccare tutto. Noi invece l’abbiamo espulsa e così possiamo agire, ad esempio, tenendo un registro dei danni: far sì che ci siano le basi per future richieste di riparazione e un eventuale processo internazionale per affrontare il crimine d’aggressione. È così che combattiamo l’impunità”.

A proposito di giustizia, qui lei ha parlato anche col consigliere federale Beat Jans sulla condanna della Svizzera da parte della Corte europea dei diritti umani, che ha dato ragione alle “Anziane per il clima”. La Svizzera è una cattiva allieva del Consiglio d’Europa?

“No, per niente. La Svizzera è un membro molto solido, affidabile e impegnato. Non è la prima volta in cui la Corte condanna la Svizzera, e si è sempre saputo come affrontare la situazione. Anche in questo caso ci si sta lavorando, e le cose stanno andando molto bene”.

02:32

RG 12.30 del 22.01.2025 - L’intervista di Alan Crameri

RSI Info 22.01.2025, 12:20

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