La destra e l'industria alimentare non vogliono nuovi standard per l'allevamento in Svizzera e lunedì hanno lanciato la campagna contro l'Iniziativa sull'allevamento intensivo, in votazione il prossimo 25 settembre. Secondo il comitato di opposizione la proposta di legge non è necessaria per migliorare il livello di protezione degli animali in Svizzera e non farebbe altro che accrescere il prezzo dei prodotti animali per i consumatori.
L'iniziativa popolare "No all'allevamento intensivo in Svizzera (iniziativa sull'allevamento intensivo)" è stata lanciata dalla presidente della Fondazione Franz Weber Vera Weber, dal consigliere nazionale Bastien Girod (Verdi/ZH) e da Greenpeace. Essa prevede un'aggiunta all'articolo 80 sulla protezione degli animali della Costituzione federale, in modo da vietare appunto l'allevamento intensivo, ossia industriale. Anche le importazioni sarebbero sottoposte agli stessi criteri. Il comitato di oppositori comprende, tra gli altri, il presidente dell'UDC Marco Chiesa, il presidente Economiesuisse Christoph Mäder, il presidente dell'Unione svizzera dei contadini (USC) Markus Ritter e il presidente dell'Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM) Fabio Regazzi. Tale comitato considera "assurdo" inserire un marchio privato nella Costituzione federale. Inoltre, esistono abbastanza etichette che i consumatori possono utilizzare per determinare il benessere degli animali.
Il tutto, spiegano, non farebbe che aumentare i costi di produzione e, di conseguenza, anche il prezzo per i consumatori. Secondo il consigliere nazionale (Centro/TI) Fabio Regazzi, la Svizzera vedrebbe una drastica riduzione del numero di animali e quindi della produzione di carne. Quella di suini si dimezzerebbe, quella di pollame crollerebbe dell'80%, ha valutato. Un'evoluzione che metterebbe a rischio migliaia di posti di lavoro. Governo e parlamento raccomandano di bocciare il testo poiché procurerebbe uno svantaggio concorrenziale per l'agricoltura elvetica. In Svizzera è inoltre già in vigore una delle leggi sulla protezione degli animali più severe al mondo, nuovi inasprimenti non sono stati ritenuti necessari.