Credit Suisse è stata un’eccezione, il mondo della finanza elvetica poggia su massicce fondamenta e le prospettive sono buone: è questo, in estrema sintesi, il messaggio lanciato martedì dall’Associazione svizzera dei banchieri (ASB).
“Nonostante il crollo e l’acquisizione di Credit Suisse e i conseguenti titoli in prima pagina, nonché i timori e le richieste correlate, lo scorso anno la piazza finanziaria svizzera si è dimostrata molto solida”, si legge in un comunicato odierno dell’organismo che si fa chiamare anche Swissbanking.
“Il 2023 ha evidenziato ancora una volta che la Svizzera dispone non solo di un’economia resiliente, ma anche di una piazza bancaria stabile e forte, in grado di contribuire fattivamente al benessere della popolazione elvetica”, ha insistito Marcel Rohner, presidente del consiglio di amministrazione di ASB.
Sul fronte normativo, il caso Credit Suisse ha però portato alla luce “anche lacune che ora è necessario colmare in maniera mirata”, indica il presidente della direzione Roman Studer. Alle banche dovrebbe venire garantita la liquidità necessaria nel caso gli istituti non riuscissero più a rifinanziarsi sul mercato, è necessario introdurre una politica di remunerazione orientata al lungo periodo e vanno adottati miglioramenti riguardo alle competenze dell’autorità di vigilanza Finma.
“Gli adeguamenti sul piano normativo a seguito della crisi di Credit Suisse sono decisivi per il successo della piazza bancaria svizzera nell’arco dei prossimi 20 anni”, sostiene Studer. “Grazie ai provvedimenti così delineati sarà possibile rafforzare ulteriormente la stabilità del sistema senza indebolire la capacità di innovazione e la competitività del paese”.
Numerosi istituti finanziari hanno presentato risultati record per l’esercizio 2023, trainati soprattutto da un’attività sui tassi d’interesse di grande successo. Questo vale in particolare per le banche orientate al mercato nazionale, che hanno ottenuto un successo commerciale definito “straordinariamente elevato”. Secondo l’ASB oltre al personale ne hanno beneficiato anche l’economia svizzera e il settore pubblico, con le banche cantonali di proprietà dello Stato che ne hanno usufruito in misura particolarmente consistente attraverso dividendi elevati.
Tassi giù, commissioni su
Dall’indagine è emerso che gli specialisti prevedono un andamento altrettanto positivo per il 2024 e il 2025. È però probabile che l’andamento degli affari si sviluppi in modo diverso nelle singole divisioni rispetto a quanto successo nel 2023: se l’anno scorso l’attività sui tassi d’interesse è stata la chiave del successo, l’imminente riduzione dei tassi da parte della Banca nazionale svizzera (BNS), unita all’intensa concorrenza, porterà probabilmente a un calo dei margini. Nel settore delle commissioni e dei servizi, invece, gli analisti vedono un potenziale di crescita dovuto all’aumento della domanda di prodotti d’investimento e ai maggiori volumi di trading.
Patrimoni esteri: crescono di più i concorrenti
Meno positive sono le previsioni relative allo sviluppo dei patrimoni in gestione dall’estero: nel complesso, le persone intervistate prevedono solo una crescita moderata. Il comparto - ricorda l’ASB - ha un ruolo centrale per la piazza finanziaria svizzera e contribuisce enormemente alla creazione di valore nella piazza bancaria: la Confederazione è leader mondiale nella gestione transfrontaliera di patrimoni esteri, con una quota di mercato del 25%, ma sta crescendo meno rapidamente di alcune piazze finanziarie concorrenti. Stando all’organizzazione uno dei motivi del minore afflusso di denaro potrebbe essere che la Svizzera attua sistematicamente le sanzioni internazionali, cosa che andrebbe a vantaggio di centri finanziari meno restrittivi.