Svizzera

Baselworld tra luci e ombre

Il più importante salone al mondo dell’orologeria e della gioielleria apre le porte e festeggia il secolo di vita

  • 23 marzo 2017, 07:00
  • 23 novembre, 06:21
Apertura con il consigliere federale Berset

Apertura con il consigliere federale Berset

  • keystone

Baselworld apre giovedì le proprie porte al pubblico. Il più importante salone al mondo dell’orologeria e della gioielleria festeggia il secolo di vita, ma lo fa in uno dei peggiori momenti per il settore, in particolare quello orologiero. Le vendite e le esportazioni di questi pregiati oggetti sono infatti in calo da ormai due anni e febbraio è il 20esimo mese consecutivo con il segno meno. La diminuzione del numero di espositori è lì a testimoniarlo: da 1'500 si è passati a 1'300 in un solo anno.


Se la direttrice della fiera
Sylvie Ritter resta comunque positiva (“Bisogna relativizzare le cifre, il vento cambierà presto”) e il presidente del comitato degli espositori
Eric Bertrand le fa eco (“è in atto un consolidamento benefico”), per capirne un po’ di più ci siamo rivolti a due protagonisti dell'ambito. Il primo è l’attuale presidente della Federazione dell’industria orologiera svizzera
Jean-Daniel Pasche, mentre il secondo è il fondatore di Hublot
Carlo Crocco, che vive a
Lugano e, seppur abbia lasciato da qualche anno il settore per dedicarsi a imprese
sociali, è stato per quasi tre decenni uno dei protagonisti dell’alta orologeria svizzera.

Jean-Daniel Pasche e Carlo Crocco

Jean-Daniel Pasche e Carlo Crocco

  • keystone/berger.it

Un settore in crisi in cerca di stabilità

Jean-Daniel Pasche non nega le difficoltà recenti: “Veniamo effettivamente da due anni negativi, soprattutto il 2016. Il 2017 per ora sembra dimostrare una stabilizzazione delle esportazioni e si attende speranzosi una ripresa”. Ma i primi due mesi del 2017 fanno comunque segnare un segno negativo – facciamo notare. “È vero, ed è stata una sorpresa per noi, anche se di norma i primi mesi dell’anno ricalcano l’andamento dell’anno precedente. Comunque se si considera una base annuale possiamo dire che a gennaio eravamo a -10%, ora a -8%, insomma sembrerebbe che la strada imboccata sia quella buona.”

Carlo Crocco, pur premettendo la sua distanza ormai quasi decennale dal settore, sostiene che la crisi era abbastanza prevedibile: “Nel 2008, quando ho lasciato, eravamo in un momento simile a questo. Poi il mercato è ripartito alla grande continuando con tassi di crescita incredibili, che lasciavano presagire lo scoppio di una bolla forse un po’ troppo gonfia. Non poteva andare avanti all’infinito così.”

Gioielli e orologi protagonisti, ma non più così desiderati

Gioielli e orologi protagonisti, ma non più così desiderati

  • keystone

Il futuro non sembra invece preoccupare troppo
Pasche: “Ci sono già marchi che hanno annunciato miglioramenti, che sicuramente avranno i loro effetti anche sulle esportazioni. L’obbiettivo rimane ad ogni modo quello della stabilizzazione.”
Crocco crede invece che, perlomeno per quanto riguarda il comparto del lusso, i fasti passati non torneranno: “È una nicchia che raggiunge l’apice soprattutto in presenza di un’economia sommersa importante. La tendenza a livello internazionale è però ora quella dell’emersione.” Questa fetta di mercato è stata in effetti colpita più duramente, conferma
Pasche, “anche a causa della soppressione del cambio fisso franco-euro.”

Baselworld, una fiera troppo importante

In merito alla manifestazione nella città sul Reno il fondatore di Hublot si dice stupito del calo degli espositori: “È certamente un segno della crisi, ai miei tempi era difficilissimo trovare un posto disponibile, ora addirittura ne avanzano ed è un segno molto negativo.” Un calo letto anche dal presidente della federazione orologiera come indicativo: “Alcuni avranno rinunciato per motivi economici, ma ci sono pure aziende che sono scomparse.” Sul futuro della fiera i nostri interlocutori non hanno però dubbi: è troppo importante, anzi la più importante, per venire ridimensionata o addirittura chiusa.

La tecnologia un’ancora di salvezza? "Nì"

Da ormai diversi anni regolarmente si sente dire da chi analizza il settore che la tecnologia, e in particolare la nicchia degli orologi “connessi”, può rappresentare una soluzione per un rilancio. Ma è davvero così? “Non credo – spiega Pasche – che possa essere una panacea generale. Ma certamente per alcune aziende, in virtù delle loro caratteristiche e del loro posizionamento, è un’opportunità da cogliere. Non penso che tutti debbano andare in questa direzione, ma è importante che anche in Svizzera ci siano marchi che producano prodotti di questo tipo.”

Più categorico Carlo Crocco, secondo il quale, almeno per quanto riguarda l’alta gamma, tecnologia e orologi hanno poco da spartire: “Il lusso ha molto più a che fare con l’artigianato, con la particolarità e la personalizzazione.”

dielle

Per saperne di più ascolta l'edizione odierna di Modem dedicata alle difficoltà del settore orologiero Tic Tac

Dal TG20

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