Svizzera

Lancette che rallentano

Fra franco forte ed export in calo, sfide e problemi per l'industria orologiera svizzera

  • 1 marzo 2016, 13:08
  • 1 settembre 2023, 17:17

GUARDA l'intervista a Oliviero Pesenti, presidente dell'ATIO

RSI Info 02.03.2016, 18:13

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Le cifre, già da tempo, parlano chiaro. Le esportazioni dell’industria orologiera, uno dei fiori all’occhiello del commercio estero della Svizzera, stanno attraversando una fase difficile dopo anni di continua crescita. In gennaio esse hanno subito una netta flessione (-7,9%), sullo sfondo di una tendenza già consolidatasi lungo tutto l’ultimo trimestre del 2015. Si tratta della settima diminuzione mensile consecutiva (vedi il grafico* in fondo a questo articolo) e nell’orizzonte più immediato non si scorgono ancora segnali di ripresa. Contrazioni sensibili si registrano intanto in sbocchi cruciali di mercato, come gli Stati Uniti e l’Estremo Oriente. Si sta insomma assistendo ad un riflusso, dopo un lungo periodo in cui l’espansione dell’orologeria elvetica nel mondo appariva impetuosa.

Oliviero Pesenti è il presidente dell'ATIO, l'organizzazione che riunisce le industrie orologiere operanti in Ticino

Oliviero Pesenti è il presidente dell'ATIO, l'organizzazione che riunisce le industrie orologiere operanti in Ticino

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Oliviero Pesenti, presidente dell’Associazione ticinese dell’industria orologiera (ATIO), non condivide però l’idea di una crisi. “
Lo stato di salute del settore è nell’insieme soddisfacente. Parlerei ora di una stabilizzazione, di un ritorno alla normalità, dopo anni di rilevantissima crescita. Quello orologiero è un ambito trainante della nostra economia e ritengo che continuerà a essere tale nei prossimi anni” afferma, citando cifre tese a evidenziare la vitalità del settore. Dopo l’industria chimica e quella delle macchine, l’orologeria rappresenta sempre, in ordine di importanza, “
il terzo settore d’esportazione dell’economia svizzera, per un ammontare annuo di circa 24 miliardi di franchi. Il ramo dà lavoro a quasi 70’000 persone”, ricorda Pesenti, sottolineando inoltre le migliaia di nuove assunzioni effettuate negli ultimi 5-6 anni.

La fine del cambio minimo del franco rispetto all'euro ha rappresentato un duro colpo per le industrie rivolte all'esportazione, come quella orologiera

La fine del cambio minimo del franco rispetto all'euro ha rappresentato un duro colpo per le industrie rivolte all'esportazione, come quella orologiera

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Secondo il presidente dell’ATIO, non si può quindi parlare di crisi ma piuttosto di una “
fase di sofferenza e di attesa” da ricondurre essenzialmente all’
apprezzamento del franco e alle attuali
incertezze del quadro economico globale. Pesenti cita in questo senso tutta una serie di contingenze sfavorevoli: il rallentamento dell’economia cinese, il crollo in Russia del corso del rublo, la ripresa che nell’UE si fa ancora aspettare. Tutti fattori che stanno inevitabilmente producendo i loro effetti. Quanto al
franco forte, esso ha indotto una “
drastica riduzione delle vendite all’estero” e ha imposto interventi piuttosto sistematici sui
costi di produzione. “
Le grandi marche sono intervenute presso i propri fornitori, chiedendo loro sacrifici importanti”, rileva in particolare il presidente dell’ATIO.

Il franco forte ha imposto interventi drastici sui costi di produzione

Il franco forte ha imposto interventi drastici sui costi di produzione

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Al momento è difficile prevedere le conseguenze di un protrarsi dell’attuale situazione di mercato. Tuttavia, “
se l’attuale stato delle cose dovesse perdurare nel tempo, ci sarebbe effettivamente il rischio di perdite di posti di lavoro e magari, in alcuni settori, anche di delocalizzazioni all’estero”, osserva Pesenti, precisando che le aziende stanno utilizzando strumenti a loro disposizione, come ad esempio l’orario ridotto, per mitigare gli effetti dell’attuale situazione, preservare le competenze all’interno delle imprese e non licenziare. Non è però dato sapere fino a quando le imprese riusciranno a far capo a questi strumenti. Gli auspici, quindi, si concentrano su una
possibile ripresa del mercato nella seconda metà del 2016.

Alla BNS le imprese dell'orologeria chiedono maggiore attenzione per quanto attiene ai problemi della minore competitività e del mantenimento dei posti di lavoro

Alla BNS le imprese dell'orologeria chiedono maggiore attenzione per quanto attiene ai problemi della minore competitività e del mantenimento dei posti di lavoro

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L’attenzione dell’industria orologiera continua intanto a essere rivolta verso la politica della
Banca nazionale. La soglia minima di cambio rispetto all’euro - adottata dalla BNS fra il settembre del 2011 e il gennaio dello scorso anno - aveva senz’altro impresso un poderoso slancio alle attività del settore. Trascorso poco più di un anno dalla soppressione del cambio minimo, “
chiediamo alla BNS”, afferma Pesenti “
di avere una maggiore attenzione per le problematiche legate alla perdita di competitività e al mantenimento degli impieghi”. Il presidente dell’ATIO, peraltro, nega l’idea per cui la misura monetaria si traducesse, in definitiva, in una sorta di effetto “dopante” sulle attività economiche. E sottolinea, in questo senso, la correlazione fra il livello di sostenibilità del franco e i margini legati agli investimenti aziendali.

PESENTI: "Bisogna esportare e fatturare, per poter poi investire"

RSI Info 02.03.2016, 18:12

Intanto il comparto dell’industria orologiera in Ticino ha ormai assunto, con decine di imprese e alcune migliaia di impieghi, dimensioni tutt’altro che trascurabili. “È un settore in forte sviluppo, ben rappresentato nella produzione di tutte le componenti e con competenze paragonabili a quelle che si trovano nella Svizzera francese”. Diverse aziende ticinesi del ramo sono però piuttosto esposte alle ripercussioni del quadro economico. “Molte lavorano per i grossi gruppi. E se questi sono confrontati a contrazioni di mercato, automaticamente anche i loro partner subiscono dei contraccolpi”, rammenta il presidente dell’ATIO.

PESENTI: i numeri e lo sviluppo dell'orologeria in Ticino

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Dopo anni di andamento molto positivo, non mancano quindi le nuove sfide per l’orologeria svizzera. Non solo quelle dettate da una congiuntura sfavorevole, ma anche quelle imposte dall’evoluzione tecnologica: si pensi, ad esempio, alla crescente concorrenza esercitata dai cosiddetti “smartwatch”. Per mantenere la competitività, le imprese sono quindi chiamate a operare ancora più assiduamente sul terreno della qualità, dei materiali innovativi, della ricerca e dello sviluppo. Senza poi dimenticare l’importanza della formazione del personale. Proprio per dare impulso allo sviluppo del settore in Ticino, l’ATIO sta costituendo un centro di formazione tecnologica continua, aperto a giovani e meno giovani che sono già operativi nel ramo, o che intendono entrarvi con una formazione specifica di base. “Il mio auspicio è che tale centro sia utilizzato da molte persone, che potrebbero così fare il loro ingresso nel mondo dell’orologeria: un mondo che ha comunque un futuro molto importante, anche da noi in Ticino”, conclude il presidente dell’associazione.

Alex Ricordi

*Questa rappresentazione grafica mostra l'evoluzione delle esportazioni dell'orologeria svizzera dal 2013 allo scorso gennaio. Scorrendo con il mouse sulle singole colonne, è possibile visualizzare gli ammontari complessivi e le variazioni in percentuale, mese per mese.

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