Cannoni per la difesa aerea con il nome Oerlikon - sviluppati in Svizzera - sarebbero già operativi in Ucraina. È quanto scrive il TagesAnzeiger domenica, spiegando come l'arma possa essere esportata verso il Paese in guerra malgrado le norme elvetiche che hanno impedito diverse altre operazioni analoghe negli ultimi mesi, si pensi per esempio alla munizione per i Gepard tedeschi.
Come è stato possibile quindi questa volta? La fabbricazione è avvenuta in uno stabilimento alle porte di Roma che esiste da 60 anni e con 400 dipendenti, non nella Confederazione. E verso Paesi amici come l'Italia il know-how elvetico poteva essere esportato senza permessi, come illustrato dall'articolo 7 dell'ordinanza sul materiale bellico.
I Revolver Gun MK3 sono uno degli elementi del sistema Skynex e sono in grado di identificare e abbattere in pochi secondi oggetti a relatativamente breve distanza, per esempio i droni. Stando a quanto affermato su Telegram dal premier Denis Shmyhal, alcuni di essi stanno già proteggendo le autorità ucraine. Rheinmetall, che ha comprato Oerlikon nel 1999 e che la cui divisione ha ancora sede a Zurigo, aveva annunciato in dicembre una vendita "a un cliente internazionale" per 182 milioni di euro, senza citare Kiev. Sollecitata, l'azienda conferma ora la consegna entro fine anno di "due sistemi Skynex" all'Ucraina, non che questa sia già avvenuta.
Riguardo ai medesimi cannoni, la Confederazione aveva detto "no" ad esportazioni verso la Thailandia nel 2017 e l'Egitto nel 2018. Ne erano stati consegnati invece nel 2021 al Qatar, per la protezione degli stadi del Mondiale. Il fatto che ora giungano in Ucraina è destinato a riaprire il dibattito sulle norme che regolano le esportazioni di armi elvetiche, portando argomenti a favore delle tesi di chi teme che esse abbiano come conseguenza un trasferimento della produzione all'estero.
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