L’organizzazione di una nuova conferenza di pace in Svizzera sull’Ucraina potrebbe slittare all’anno prossimo. Lo ha ipotizzato il consigliere federale Ignazio Cassis giovedì a Nairobi, in Kenya, durante l’ultima tappa del suo viaggio in Africa orientale che ha toccato anche Gibuti ed Etiopia.
Un viaggio in cui il “ministro” degli esteri elvetico ha, fra le altre cose, cercato appunto sostegno per l’organizzazione della nuova conferenza. Un’operazione non facile, come ha dichiarato Cassis ai colleghi di RTS: “Entro metà aprile prenderemo una decisione… La organizziamo o non la organizziamo? La posticipiamo all’anno prossimo? Ne organizziamo due per avere le due parti, anche se separatamente? Stiamo viaggiando come matti per capire che disponibilità ci sono, tutti si stanno ancora un po’ studiando, ma per noi è centrale che alla Svizzera venga riconosciuta la legittimità di questa organizzazione. Ho capito che si è contenti che la Confederazione la voglia fare, ma nessuno sa dirci come, e la difficoltà sta tutta qui”.
Vista l’influenza di Mosca in molti Paesi africani, sul continente le posizioni sul conflitto divergono; di che rendere il compito diplomatico elvetico ancora più complicato. “Ho discusso molto in Etiopia – ha proseguito Cassis –, nuovo membro dei BRICS, di cui fa parte anche la Russia. Una delle grandi incognite per l’organizzazione della conferenza è il sostegno di questi Paesi (India, Cina, Brasile, Sudafrica ed Etiopia), la volontà di contribuire c’è, ma non tutte le volontà sono compatibili con quelle occidentali”.
Se alcuni grandi Stati sono ancora indecisi sul da farsi, gli Stati Uniti hanno già confermato di volerci essere, e un interesse concreto è giunto anche da Pechino. Resta però da capire se questo basterà per organizzare l’incontro ancora quest’anno, .
Nel suo viaggio africano il direttore del DFAE si è pure occupato di rapporti bilaterali, della situazione in Medio Oriente, della sicurezza nel Mar Rosso e del conflitto in Sudan.
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