L’elezione per il Consiglio degli Stati ha logiche e peso diversi, rispetto a quella per il Consiglio nazionale. Col politologo Lukas Golder, dell’istituto GFS, cerchiamo allora di fare il punto su differenze e posizioni di partenza dei partiti, in visita delle elezioni federali del 22 ottobre.
In passato il sistema di elezione per il Consiglio degli Stati sfavoriva i poli. Ma poi le dinamiche sono cambiate. Cosa c’è da aspettarsi quest’anno, rispetto alle ultime elezioni?
Nel 2019, prima delle ultime elezioni, si discuteva molto del rischio che non rimanesse più nemmeno una donna al Consiglio degli Stati. Poi andò diversamente. Questa volta l'aspetto particolare è che non si ripresentano molti uomini di lungo corso dell'UDC e soprattutto del Partito socialista. Per loro il rischio è di perdere questi seggi a favori dei partiti al centro dello spettro politico.
Quindi è il PS che ha molto da perdere...
Sì, e in realtà ha già perso due seggi durante elezioni in corso di legislatura, a San Gallo e a Friborgo. Solo nel canton Vaud ha una chance di guadagnare un seggio. In passato il Partito socialista aveva aumentato la sua influenza al Consiglio degli Stati. Ora il vento è girato, e in vari cantoni rischia di perdere seggi. L'avvincente corsa per la successione di Marina Carobbio in Ticino è un bell'esempio di questa dinamica.
Allora, chi ha in particolare da guadagnare?
Penso che il PLR sarà uno dei vincitori. Già oggi è ben rappresentato agli Stati... Non dovrebbe far fatica a difendere il seggio a Zurigo, probabilmente ne guadagnerà uno a Soletta. Quindi anche se alle elezioni per il Consiglio nazionale il PLR farà fatica, agli Stati avrà più soddisfazioni. E poi tra chi ha buone prospettive c'è il partito del Centro, ex PPD, che ha tradizionalmente il gruppo più folto di deputati agli Stati. Il motivo è che approfitta della sua forza in cantoni piccoli, che mandano agli Stati due deputati. Tanti quanto i cantoni più grandi.
Il politologo Lukas Golder, qui intervistato da Alan Crameri, è uno dei responsabili dell'istituto di ricerca Gfs.bern
E cosa dire dell'UDC, il partito con la percentuale più alta di elettori, ma che ha solo 7 deputati agli Stati... due in più dei Verdi?
In realtà si può dire che l'UDC parta già da vincitrice, perché il settimo di questi seggi l'ha conquistato poco fa a San Gallo, a scapito dei socialisti, un successo storico, e che è un vantaggio già in partenza.
Due parole sui Verdi liberali, che attualmente non hanno nessun deputato al Consiglio degli Stati: è un handicap importante, se dovesse rivendicare ambizioni per entrare in governo...
Il Partito verde liberale sulla carta dovrebbe essere in una buona posizione, perché si muove al centro dello spettro politico, e potrebbe incassare voti sia da destra che da sinistra. In teoria è un vantaggio in un'elezione col sistema maggioritario, che è quello applicato da gran parte dei cantoni per la corsa agli Stati. Nonostante ciò, i Verdi liberali non hanno quasi mai vinto una di queste elezioni. Se si dovesse discutere di integrare una forza ecologista in governo, ciò li indebolirebbe. E i Verdi, proprio per questo motivo, sarebbero invece avvantaggiati.
Per concludere: come si distingue allora la logica dell'elezione per il Consiglio degli Stati rispetto a quella dell'altra camera, il Nazionale?
Quella per gli Stati è la classica elezione dove ci vuole una maggioranza di voti. Vale a dire: i candidati devono piacere anche agli elettori degli altri partiti. Devono essere conosciuti. Ciò riesce di solito meglio agli esponenti liberali e del Centro, e meno bene ai candidati dei poli, che invece al Nazionale ottengono più seggi, grazie all'elezione con sistema proporzionale.
Da un punto di vista aritmetico l'elezione per il Consiglio agli Stati è particolarmente importante. Perché le due Camere hanno lo stesso peso, ma agli Stati i deputati sono 46, mentre al Nazionale sono 200. Ciò significa che un seggio agli Stati pesa quasi 5 volte di più rispetto al Nazionale... È per quello che questa elezione è particolarmente rilevante.