I dati personali di 40'000 clienti dell'UBS dovranno essere consegnati alla Francia che, nel maggio del 2016, aveva fatto richiesta d'assistenza fiscale. Lo ha stabilito venerdì il Tribunale federale, con una sentenza votata da tre giudici su cinque, accogliendo il ricorso dell'amministrazione delle contribuzioni contro un precedente verdetto di segno opposto emesso dal Tribunale amministrativo federale.
A detta della maggioranza, infatti, sono state fornite prove sufficienti per stabilire concreti indizi di tentativi di raggirare l'erario da parte degli interessati; per la stessa ragione è stata scartata l'ipotesi che si tratti d'una generica operazione di rastrellamento da parte delle autorità tricolori, volta a far finire nella rete il maggior numero d'evasori. Inoltre, i ragguagli non potranno essere usati nell'ambito del procedimento penale in corso al di là del confine per reclutamento illecito di clienti e riciclaggio aggravato del provento di frode fiscale.
RG 12.30 del 26.07.2019 - La diretta con Simona Soldini
RSI Info 26.07.2019, 15:33
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La domanda di Parigi era stata presentata sulla base di liste di conti cifrati fornite dalla Germania dopo perquisizioni fatte nel 2012 e nel 2013 in succursali della banca elvetica al di là del Reno, domanda accolta nel 2018 da Berna. L'istituto s'era però opposto e aveva interpellato la corte con sede a San Gallo, la quale gli aveva dato ragione, ritenendo che non fosse chiaro quali fossero le violazioni rimproverate ai contribuenti nel mirino.
L'UBS, le cui azioni in borsa hanno subito un immediato contraccolpo, ha preso atto della decisione, sottolineando che intende studiarla attentamente. Indipendentemente da questa -ha aggiunto nel relativo comunicato- è importante che l'amministrazione federale delle contribuzioni garantisca il principio di specialità (assistenza amministrativa solo in ambito fiscale) prima della trasmissione dei dati; una questione che concerne l'intera piazza finanziaria rossocrociata.
ATS/dg