Svizzera

Energia in guerra

Invasione dell’Ucraina e cambiamento climatico: quale futuro per le rinnovabili? L’approfondimento RSI

  • 6 aprile 2022, 11:29
  • 20 novembre, 18:20
Una stazione di decompressione e misura del gas a Pomy, sopra Yverdon

Una stazione di decompressione e misura del gas a Pomy, sopra Yverdon

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Di: Francesca Calcagno e Maria Jannuzzi 

Mai come in questo momento, l’Europa si è scoperta vulnerabile sotto il profilo energetico. L’invasione della Russia in Ucraina ha mostrato a tutti i limiti della dipendenza dal gas russo che è il 40% del totale. Preoccupati a corto termine per il prossimo inverno, i Governi europei stanno cercando soluzioni alternative. L’Unione Europea ha stretto un accordo con gli Stati Uniti per maggiori forniture di gas naturale liquefatto; il piano energetico europeo (al quale ha aderito anche la Svizzera) prevede inoltre di aumentare le riserve di gas in vista di possibili penurie. La Svizzera dunque non fa eccezione; un’economia domestica su 5 si riscalda con il gas, la riflessione, quindi, è lanciata. Tramite la società di approvvigionamento energetico Gaznat, la Confederazione sta trattando con il Qatar per garantirsi forniture di gas liquefatto e con i Paesi Bassi, che intendono sviluppare i terminal per trasformare questa materia prima nel porto di Rotterdam.

Strabismo energetico

Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres non ha usato giri di parole nel definire questa strategia, quella della corsa alla sostituzione dell’energia fossile con altra energia fossile “una follia”, perché così facendo i Paesi perdono di vista il vero obiettivo che è ridurre il consumo di combustibile fossile, non di sostituirlo, appunto.

Ma è davvero così? La guerra di Putin mette davvero a repentaglio il raggiungimento degli obiettivi climatici? Secondo gli esperti che abbiamo interpellato, non per forza. Anzi, questa guerra (con le sue conseguenze sulle materie prime) accelera la transizione energetica. Secondo Rudolf Rechsteiner, docente al Politecnico di Zurigo, la prima guerra mondiale ci insegna qualcosa. Allora la Svizzera, non volendo più dipendere dalle importazioni di carbone germanico ha preso decisioni importanti, che hanno permesso nell’arco di dieci anni di elettrificare tutta la rete ferroviaria. La pensa così anche François Maréchal, professore al Politecnico di Losanna, per il quale la Svizzera potrebbe trovare una motivazione in più, rispetto allo scorso giugno, quando ha bocciato la legge sul CO2, temendo nuove tasse; per poi ritrovarsi - ironia della sorte - con un'impennata del prezzo della benzina ben più superiore.

Argomenti, questi, che abbiamo sviluppato nella puntata di Modem di questa mattina.

30:14

Guerra e energia

Modem 06.04.2022, 08:30

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