Il 31 maggio 2024 segna una data cruciale per UBS, che ha raggiunto un traguardo decisivo nel processo di fusione con Credit Suisse. Sergio Ermotti, CEO di UBS, ha spiegato, in un’intervista a 60 Minuti, l’importanza di questa fase e le sfide che comporta.
Dopo un anno di operazioni distinte e preparativi, la fusione operativa delle due banche è finalmente iniziata. “L’anno scorso a giugno abbiamo fatto la fusione delle due holding, ma dal punto di vista operativo negli ultimi 12 mesi abbiamo operato con due banche ancora ben distinte, con tutte le loro infrastrutture,” ha dichiarato Ermotti. Ora, UBS si prepara a migrare i clienti di Credit Suisse sulle proprie piattaforme, partendo dall’Asia nella seconda metà del 2024 e completando in Svizzera nel 2025.
La complessità del processo non è stata sottovalutata. “Non era un granché tracciato il percorso per arrivare fino alla fusione, dato che già l’acquisizione era stata fatta con una limitata visibilità della struttura di Credit Suisse. In sole 72 ore il Consiglio di amministrazione ha dovuto prendere questa decisione, nel marzo del 2023,” ha spiegato Ermotti. Nonostante le difficoltà operative e la qualità del bilancio di Credit Suisse, UBS ha visto una risposta positiva dai clienti, con 104 miliardi di nuova massa monetaria dal giugno del 2023, e un forte impegno dei dipendenti che hanno lavorato 24 ore durante lo scorso weekend per garantire la transizione.
La ristrutturazione rappresenta un’altra sfida significativa, con la necessità di eliminare circa 3’000 posti di lavoro entro il 2026. Ermotti ha sottolineato che queste riduzioni saranno gestite in fasi, minimizzando l’impatto attraverso pensionamenti e spostamenti interni. “Questo è il capitolo difficile della fase, dobbiamo fare un passo indietro per poterne fare due in avanti,” ha detto, ribadendo l’importanza di una gestione meritocratica.
Competitività globale “da mantenere”
Il CEO di UBS ha anche parlato dell’importanza di mantenere la competitività globale. UBS intende continuare a essere un motore per la piazza finanziaria svizzera, creando posti di lavoro interessanti e promuovendo il know-how locale. “L’importante per la Svizzera e per UBS è continuare a essere una piazza finanziaria che sa essere competitiva a livello globale”, ha dichiarato Ermotti.
Alcune volte UBS è stata definita come “Stato nello Stato”: “Mi sembra un po’ eccessivo”, ha commentato Ermotti. “È vero che in termini tecnici siamo ‘too big to fail’ ma questo, vorrei ricordare, lo siamo in maniera disordinata,” ha chiarito, sottolineando che, di fatto, anche Credit Suisse era considerata “too big to fail”, eppure è fallita. “Servono regolamentazioni stringenti per garantire stabilità e fiducia nel sistema finanziario”, come pure un dibattito aperto e trasparente sulle cause del fallimento della banca acquisita, ha concluso.