La guerra in Ucraina alimenta timori sotto la Cupola di Palazzo federale e dà munizioni ai sostenitori di un rafforzamento dell'esercito. I "senatori" della destra e del centro si sono succeduti questo martedì mattina, nel corso di un dibattito urgente al Consiglio degli Stati, nel chiedere più mezzi e uomini in favore delle forze armate.
Salzmann e Burkart a colloquio
"Rispetto al 1990 gli effettivi sono passati da 780'000 a 140'000 uomini, i carri d'assalto da 600 a 130 e gli aerei da combattimento da 260 a 51", ha riassunto il democentrista Werner Salzmann. Un'analisi condivisa dalla responsabile del Dipartimento della difesa Viola Amherd mostra come la Confederazione spenda lo 0,7% del PIL a questo scopo. Si salirà presto allo 0,8%, ma restando lontani dal 2% raccomandato dalla NATO ai suoi membri. "Germania, Danimarca e Svezia hanno incrementato la spesa per la sicurezza", la Svizzera dovrebbe seguire l'esempio, ha argomentato Thierry Burkart del PLR. E il suo compagno di partito Josef Dittli ha suscitato le ire della sinistra sostenendo che il previsto acquisto dei caccia F-35 e dei missili terra-aria Patriot non può essere rallentato nemmeno dalla raccolta di firme in corso.
"Un attacco alla democrazia diretta", ha replicato l'altra metà dell'emiciclo, che non condivide le medesime preoccupazioni del campo borghese. "Il mondo ha bisogno di pace, non di nuove guerre", ha dichiarato il socialista Daniel Jositsch, ricordando come la Svizzera da sola in ogni caso non possa vincere un conflitto convenzionale. Inoltre ci sono "altre urgenze", gli ha fatto eco Carlo Sommaruga, ricordando come i russi dovrebbero ipoteticamente conquistare diversi Paesi prima di raggiungerci. I rischi sono allora piuttosto legati alla sicurezza delle centrali e alla dipendenza energetica dalle fonti fossili estere, ma anche alla crisi umanitaria e alle possibili penurie alimentari. Ucraina e Russia sono il quinto e il secondo esportatore mondiale di cereali.