Dal 2021 gli eredi svizzeri saranno obbligati a rimborsare lo Stato delle prestazioni complementari versate al proprio famigliare defunto. Lo prevede la riforma delle prestazioni complementari approvata il 22 marzo scorso dal Parlamento, contro la quale non è stato presentato alcun referendum.
Pensate per aiutare chi non ha redditi sufficienti per coprire i propri fabbisogni di base, dal 1966 le prestazioni complementari assicurano vitto, alloggio, cure mediche o il soggiorno in un istituto a migliaia di persone ogni anno. Aiuti finanziati tramite le entrati fiscali di Cantoni e Confederazione, sono a carico della collettività, ma presto una parte di quel che è stato concesso sarà ripreso, dagli eredi. La recente riforma delle prestazioni complementari prevede che dal 2021 eredità superiori ai 40'000 franchi siano soggette al rimborso. E nel caso di due coniugi l'obbligo scatta dopo la morte di entrambi.
"È una novità assoluta", afferma Thomas Gächter, professore dell'Università di Zurigo ai microfoni di SRF. "Toccherà soprattutto chi, oltre alle prestazioni complementari ha richiesto anche prestazioni di assistenza e cura. E sarà una gran parte della popolazione se consideriamo le tendenze", aggiunge.
Il Parlamento vuole assicurarsi così il rimborso di 150 milioni di franchi all'anno. Il numero degli interessati aumenterà in fretta e dal 2030 riguarderà oltre 5'000 defunti, il 5% dei quali proprietari di immobili. In quel caso gli eredi saranno chiamati a pagare di tasca propria. Il professor Gächter prevede tuttavia un effetto collaterale: "Le persone cercheranno di ridurre il proprio patrimonio per non lasciare un'eredità soggetta al rimborso, innalzeranno l'ipoteca o contrarranno debiti, insomma indeboliranno il patrimonio privato".
La modifica è stata appoggiata dai partiti borghesi, si sono invece astenuti socialisti e verdi.