"I valori della Svizzera sono calpestati". È quanto denuncia il presidente dell'UDC Albert Rösti. Da Orbe, nel Canton Vaud, il maggior partito del Paese lancia la sua campagna per le elezioni federali di ottobre. Il presidente democentrista ha "scomodato" il generale Guisan che nel 1940 tenne testa al presidente della Confederazione "per evitare una capitolazione senza condizioni. L’accordo quadro con l'UE è l'equivalente contemporaneo di quella situazione e il Consiglio federale non è stato chiaro come lo fu Guisan su quali limiti non andrebbero superati".
Alberto Rösti ha puntato il dito contro il presidente della Commissione UE Juncker che attende una risposta dalla Svizzera in 7 giorni. "Per l'UDC certe imposizioni sono intollerabili e quindi la risposta di Berna a Bruxelles dovrebbe essere semplicemente: non firmiamo l'Accordo quadro e non versiamo il miliardo al fondo europeo di coesione".
La Svizzera dovrebbe essere autonoma, ha aggiunto il presidente dell'UDC nazionale nel suo intervento, nel "controllo dell'immigrazione". È stato un altro dei punti centrali del programma elettorale evocati davanti ai delegati, alla pari di quello riguardante il "patto con il diavolo tra sinistra ed ecologisti che stanno mettendo in essere una politica di tassazione della classe media inaccettabile".
La svolta verde a sinistra "a cui si è pure allineato il PLR è solo un sistema per servirsi dei portafogli degli svizzeri per poi ridistribuire gli introiti sotto forma di presunta politica ecologica". L'UDC è con i contadini che producono in Svizzera prodotti sani e ovviano alle importazioni dall'estero. L'intento dei democentristi è quello di "rafforzare la classe media conto una politica punitiva e ridurre l'impatto amministrativo sulle aziende andando (come ha anche sottolineato il consigliere federale Guy Parmelin) a rafforzare la formazione professionale.
ATS/RG/Swing
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